Ringraziamo Maria G. Di Rienzo[per contatti: sheela59@libero.it]per averci messo a disposizione questa sua traduzione
E’ sorprendente e frustrante constatare che le donne in Arabia Saudita, nonostante tutti i loro successi, continuino ad
essere trattate come minori dipendenti, che hanno bisogno di guardiani di sesso maschile e sono forzate ad essere dirette
da costoro. Non possiamo continuare a dire che una donna saudita ha tutti i suoi diritti, islamici e civili, quando il
sistema persiste a considerarla immatura, irresponsabile e dipendente dal suo guardiano maschio, senza alcun riguardo per
l’età che ha, per la sua istruzione e intelligenza, o per quel che ha potuto raggiungere nella sua carriera professionale.
A che età, e in quali circostanze, una donna in Arabia Saudita può essere considerata indipendente, sana, responsabile,
adulta? Siamo costrette a sentire e sperimentare storie deprimenti e umilianti giorno dopo giorno, nelle nostre vite
quotidiane e sui giornali, di come le donne lottino contro complicazioni non necessarie, come siano lasciate sole a
reclamare i propri diritti nei tribunali o presso altre istituzioni governative. Perché una giovane intelligente ed
ambiziosa deve avere il permesso del suo guardiano per iscriversi all’università o cercare lavoro?
Il sistema comprende che il suo guardiano di sesso maschile può non avere a cuore i suoi migliori interessi, quando le nega
un’istruzione o una professione? A che età una donna viene considerata vecchia abbastanza da poter decidere con chi
sposarsi, anche se il suo guardiano obietta o vuole forzarla a sposare qualcuno che lei non desidera?
Perché questo sistema e questa società non obiettano quando un padre dà in moglie la figlia di tredici anni a un
settantenne, ma si scandalizza se una quarantenne decide di sposarsi contro la volontà del padre, che voleva continuare a
profittare del salario di insegnante della figlia? Perché un tribunale divide una coppia felicemente sposata se un parente
maschio della donna obietta al matrimonio, mentre una donna deve comunque restare con un marito che non vuole? In che
momento si è richiesta l’opinione della donna sulla faccenda? Una donna adulta e matura può aver qualcosa da dire sulla
propria vita privata, oppure quel che conta sono solo i desideri degli uomini?
Per non parlare degli ostacoli che le donne fronteggiano giornalmente nell’ottenere la custodia dei figli, richiedere un
divorzio, acquistare una proprietà, viaggiare all’estero. In tutti questi casi, la donna ha bisogno di un garante maschio o
di un rappresentante maschio o del permesso del suo guardiano maschio. Una donna lavoratrice con salario e risparmio
sufficienti non può comprare un’automobile se non c’è un garante di sesso maschile che firma il contratto. Una donna non
può fare una denuncia senza un rappresentante maschio o dare inizio a procedure legali, perché i giudici non riconoscono la
sua carta di identità e insistono a chiedere che due uomini la identifichino.
Una donna, persino una di settant’anni, non può viaggiare all’estero senza il permesso scritto, firmato e notificato del
suo guardiano, che può essere suo figlio o suo nipote. E’ questo il rispetto che diamo alle nostre madri, noi che ci
vantiamo nell’Islam di rispettarle moltissimo?
Semplicemente andare a scuola, al lavoro, o all’ospedale per un’emergenza medica, o persino a fare la spesa, è un travaglio
per le donne, perché dobbiamo preoccuparci di come arriveremo là, con o senza quell’ “affidabile” guidatore maschio da cui
dobbiamo dipendere, e che magari è un criminale.
Come possiamo fidarci di una donna affinché cresca un figlio, insegni ai bambini, curi le nostre malattie, ma non possiamo
fidarci che sia adulta e responsabile dietro un volante? Abbiamo chiesto di poter prendere la patente di guida come ogni
altra donna musulmana in giro per il mondo, perché sappiamo benissimo che non ci sono basi religiosi per negarci questo
diritto.
Ci hanno risposto che la società non accetterebbe mai donne che guidano per le strade. Consentendo, e non ammettendo, che
sia vero: è stato fatto qualcosa al proposito? Per esempio discussioni nelle scuole, formazione di donne in polizia
affinché vi siano donne sulle strade e negli uffici, mettere limiti d’età o limiti d’orario o di zone specifiche, o persino
ricorrere alla stessa vecchia faccenda del permesso del guardiano maschio.
Come vedete, la domanda resta quella: a che età, ed in quali circostanze la società è disposta a riconoscere una donna come
un’adulta responsabile ed indipendente, che prende le proprie decisioni, fa le proprie scelte, ed ha pieni diritti come
cittadina?
Giovedì, 22 novembre 2007
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