Dialogo intereligioso
Una fede in Dio condivisa da tre religioni.

L’unità fondamentale delle tre religioni monoteistiche.


di Rosario Amico Roxas

Approfondendo lo studio delle religioni, non sotto il profilo squisitamente teologico e dogmatico, ma confessionale, supportato da quella religione che anima la base popolare e che non si sofferma troppo agli aspetti dottrinali, ma guarda con maggiore attenzione sugli aspetti legati alla pratica quotidiana, mi è parso che ciò che unisce ebrei, cristiani e musulmani sia molto più forte di ciò che li separa.
Ciò che li unisce è la fede in un solo Dio, ma la cattiva conoscenza reciproca costituisce la regola piuttosto che l’eccezione. Quando interviene il “potere” i valori in campo perdono la loro connotazione per essere soverchiati da esigenze politiche, diplomatiche e anche economiche, che nulla hanno a che vedere con la religiosità dei popoli
Vengono, così, acuite talune divergenze, senza che vengano accentuate le convergenze; politici, teologi ed economisti fanno causa comune per far valere la propria visione o i propri tornaconti; così le tre religioni monoteistiche lasciano il campo del dialogo allo Stato sionista di Israele in nome e per conto dell’ebraismo, all’Occidente pilotato da un’America bellicosa e guerrafondaia per il cristianesimo in tutte le sue accezioni, oppure alla ricerca di una anacronistica radice cristiana dell’Europa, che si traduce e diventa una indagine antropologica, oppure ancora al mondo musulmano integralista e reazionario, che non rispecchia la vera interpretazione dell’ Islam.
All’inizio il Dio unico sorge in seno alla liberazione dal politeismo, rappresentato dalle religioni tribali animistiche, che esistevano in Medio Oriente e che sono state soppiantate dai tre grandi monoteismi. L’affermazione di un Dio trascendente ed unico merita oggi di essere ripetuta di fronte agli idoli moderni, che non sono più piccole divinità animistiche, rurali e folkloristiche , ma che si chiamano denaro, tecnologia, competizione, velocità, moda, redditività.
Rispetto a tutti gli eccessi che si possono constatare nel mondo d’oggi, è opportuno ritornare ai principi fondamentali. Uno studio attento di ciò che è l’Islam nella sua formulazione primaria, nella sua traduzione letterale, nel fatto di essere sottomissione al Dio unico, ci permette di ritrovare il respiro di tutti i monoteismi. La rivelazione coranica si presenta come l’unione e la realizzazione di tutti i monoteismi delle “genti del Libro” (ebrei nella persona di Mosè e cristiani nella persona di Gesù), riconosciute dalla tradizione coranica. Considerare questa dimensione della fede evidenzia ciò che ci unisce, per quanto riguarda la presenza del Creatore e la visione del mondo che ne deriva, ma allo stesso modo ciò che concerne la percezione della responsabilità umana di fronte al mondo e di fronte agli uomini. E’ il nocciolo intangibile di tutti i monoteismi. Andrei ancora oltre affermando che è il tronco comune di tutte le spiritualità viventi e attive, che donano dignità all’uomo nella sua intimità e/o nella sua fede.
Bisognerebbe forse mettersi d’accordo su che cos’è la fede. Vorrei citare una definizione che proviene tra l’altro da un teologo cristiano, Hans Kung:
Per gli ebrei, i cristiani ed i musulmani aver fede significa che l’uomo qui ed ora, con tutto ciò che è, con tutte le risorse del suo spirito, s’impegna in modo incondizionato e si affida totalmente a Dio ed alla Sua parola."
I musulmani possono aderire a questa definizione?
Le parole di Hans Kung corrispondono esattamente al respiro della fede ed al suo impegno davanti al Creatore. La fede non è semplicemente un sentimento vago, è un sentimento che è nutrito da una necessità nei confronti di Dio. Potremmo ora entrare più profondamente nell’argomento ricordando che questo Dio unico al quale credono tutte le genti del Libro - con questo termine intendiamo tutti i figli d’Abramo, ebrei, cristiani e musulmani- non è il dio dei filosofi, dei teologi, dei politici o degli economisti. Non è il dio scoperto da Platone, per esempio, al termine di una riflessione filosofica. Il dio dei filosofi è un principio, una metafora, un postulato, tutto quello che si vuole, ma non un Essere..
Blaise Pascal ha fatto molto bene la distinzione nel suo celebre Memoriale dove dice:-"Dio d’Abramo, Dio d’Isacco, Dio di Giacobbe- non dei filosofi e dei sapienti". Questo incontro di un Dio vivente e personale ha segnato Pascal, filosofo e matematico, al punto da fargli affermare:.
Un musulmano preferirebbe forse questa variante:"Il Dio d’Abramo, d’Isacco e di Ismaele"; ma basta questo dettaglio per creare una frattura ?
Ciò che hanno in comune le tre grandi religioni monoteistiche è che si rivolgono ad un Dio storico, un Dio che ha preso le Sue responsabilità nella storia, che si è manifestato attraverso i Suoi diversi profeti. Non è il risultato di una elaborazione intellettuale da parte di persone sapienti, non è il tappabuchi delle nostre ignoranze scientifiche, storiche, teologiche, epistemologiche o esegetiche, egli “E’ ” e basta. Non è inventato dall’uomo, non è scoperto dall’uomo come la ruota o il fuoco o gli atomi e il DNA; non è non potrebbe mai essere il punto di riferimento di una ricerca storica mirata a documentarne o dimostrarne la dimensione; se così fosse possibile, nel momento stesso di una tale verifica finirebbe di essere Dio, o meglio, l’uomo si innalzerebbe allo stesso livello di Dio rinnovando il mito della Torre di Babele
Dio va verso l’uomo e gli si manifesta.
L’uomo scopre Dio nella misura in cui Dio si rivela all’uomo.
E’ Dio che per primo gli va incontro.
Per ciò che riguarda la distinzione tra il dio dei filosofi ed il fatto della rivelazione, essa è assolutamente appropriata e traduce perfettamente l’approccio islamico. Per il musulmano la rivelazione è fondamentale. Dio si manifesta e si presenta all’uomo tramite il Libro rivelato. La fede inizia o piuttosto si scopre attraverso l’atto della rivelazione e tutti i Libri, secondo la tradizione musulmana, fanno parte del ciclo della profezia, una rivelazione che Dio decide di fare in un momento della storia degli uomini per orientarne le responsabilità.
Ciò che si deve sottolineare, e che ammettono anche i musulmani, è che ci sono state delle modificazioni ed evoluzioni nelle leggi rivelate. L’elemento centrale che non è mai cambiato è il fatto che tutti i profeti sono venuti con il messaggio dell’unicità divina. Non si tratta, dunque, di una pura costruzione intellettuale, ma di una rivelazione che confermerà, a posteriori, la facoltà razionale dell’uomo
Nelle tre tradizioni, ebraica, cristiana e musulmana, Dio è anche un Dio Creatore, il che significa che è all’origine di tutto. Ma non solo come qualcuno che ha creato il mondo e poi se n’è disinteressato. Dio mantiene il mondo. lo mantiene in esistenza. In un certo senso agisce continuamente in questo mondo. Egli è, se vogliamo utilizzare una formula, coautore di tutte le azioni dell’uomo. Resta inteso che, essendo l’uomo libero e responsabile, può non fare quello che ci si aspetta da lui, oppure fare l’opposto di quanto Dio stesso ha predisposto nel Suo progetto.
Ciò conferma la presenza del satanico nella Storia, che emerge con il prevalere degli interessi materiali, con la centralità della tecnologia, in alternativa alla centralità dell’Uomo e dei suoi valori più intimi ed irripetibili.
Particolarmente per le religioni cristiana e musulmana, il satanico è sempre presente e si manifesta nella negazione di Dio. La più grande vittoria di Satana avviene quando l’uomo nega Dio e con Dio il Bene. Così il Male satanico si sostituisce al Bene divino e si proietta e si spaccia per il Bene nell’eterna lotta contro il Male.
E’ l’esordio dell’Apocalisse con lo sconvolgimento dei valori umani sostituiti con le creature dell’uomo delle quali l’uomo stesso diventa schiavo, perché ha trascurato e negato la sua stessa priorità e la sua stessa centralità, privilegiando l’effimero e l’apparenza, promuovendo il progresso mortificando lo sviluppo, insistendo nell’itinerario di divisione tra gli uomini alla luce di ciò che appaiono e non di ciò che sono.


Rosario Amico Roxas



Lunedì, 22 ottobre 2007