Dove va l’ortodossia
Non sacrificare la morale sull’altare dei diritti umani

di Riforma n. 39 12 ottobre 2007

Lo ha chiesto il patriarca Alessio II di fronte all’Assemblea del Consiglio d’Europa


In un discorso all’Assem­blea parlamentare del Consi­glio d’Europa, a Strasburgo, il 2 ottobre scorso, il patriarca Alessio II, leader della Chiesa ortodossa russa, ha lanciato un ammonimento contro il relativismo morale e ha esor­tato a istituire un dialogo tra rappresentanti religiosi e laici.
«Se non facciamo caso della morale, in definitiva non fac­ciamo caso della libertà», ha dichiarato il patriarca.
«La distruzione delle norme morali e la promozione di un relativismo nei costumi pos­sono minare la percezione del mondo dell’uomo europeo», ha detto Alessio II. Ha aggiun­to che esse possono «portare i popoli del continente a una li­nea di demarcazione al di là della quale vi è la perdita da parte dei popoli europei della loro identità spirituale e cul­turale e di conseguenza del loro posto indipendente nella storia». Il responsabile della Chiesa russa non ha dato al­cun esempio delle questioni morali alle quali alludeva.
«Ed è proprio per evitare possibili scontri tra le diffe­renti concezioni del mondo che un dialogo intercultura­le serio è necessario, con
una partecipazione molto attiva dei rappresentanti delle religioni tradizionali e del mondo laico», ha preci­sato il patriarca di Mosca.
Il Consiglio d’Europa è sta­to fondato nel 1949 e com­prende 47 paesi europei, fra i quali i 27 paesi dell’Unione europea. Deputati dei parla­menti nazionali dei paesi membri costituiscono l’As­semblea parlamentare del Consiglio, nota per la sua pro­mozione dei diritti della per­sona su scala europea.
Nel suo discorso, Alessio II ha dichiarato che la conce­zione europea dei diritti umani forma «un tandem» con la moralità cristiana e che è stata influenzata dal­l’insegnamento cristiano sul­la dignità dell’uomo, la sua li­bertà e la sua vita morale.
«Eppure oggi vi è nella ci­viltà europea una frattura fu­nesta nel legame tra i diritti umani e la morale. Questo appare nella comparsa di una nuova generazione di di­ritti in contraddizione con la morale, nonché nella giustifi­cazione di atti amorali per mezzo dei diritti umani», ha affermato il patriarca.
Anche se lo Stato non deve
immischiarsi nella vita pri­vata della gente, «nel campo pubblico, la società e lo Sta­to devono sostenere e inco­raggiare una moralità accet­tabile per la maggioranza dei cittadini», ha detto.
Il patriarca ha inoltre am­monito che il progresso tecni­co in campi quali la bioetica e l’identificazione elettronica pone in modo nuovo la que­stione dei diritti della perso­na. «L’uomo deve restare un uomo e non una merce, un elemento non controllabile delle reti elettroniche, un og­getto di sperimentazioni, un organismo a metà artificiale», ha affermato Alessio II.
Nello scorso settembre, nel corso della Terza Assemblea ecumenica europea a Sibiu, il metropolita Kirill, capo del dipartimento delle relazioni estere del Patriarcato di Mo­sca, aveva pronunciato un di­scorso molto simile. Aveva parlato di questioni quali il valore della vita e il diritto al­la morte, il valore della fami­glia e la validità dei rapporti omosessuali, la protezione dei diritti del bambino e la di­struzione volontaria di em­brioni umani a fini medicali.
Nel suo intervento, il me-
tropolita aveva dichiarato che le principali chiese d’Eu­ropa devono unire le loro for­ze e trovare alleati nelle altre religioni onde assicurarsi che la società mantenga i valori etici tradizionali. Aveva però ammonito che i cristiani che non condividono più le nor­me morali finora accettate dalla Chiesa stavano minan­do questo compito.
«Una lotta per un’unica moralità pubblica e a favore dei valori cristiani nell’Euro­pa di oggi è impossibile sen­za azioni comuni, in primo luogo fra i cristiani delle principali confessioni, qua­lunque siano le differenze dottrinali», aveva affermato.
Dopo il suo intervento in assemblea plenaria, il metro­polita Kirill aveva dichiarato ai giornalisti che le divisioni che colpiscono il cristianesi­mo a proposito di questioni etiche stanno mettendo in pericolo il movimento ecu­menico per l’unità della Chie­sa. «Una crisi del movimento ecumenico si sta profilando all’orizzonte», aveva ammo­nito. «Dobbiamo avere una base morale solida per prose­guire il pellegrinaggio ecume­nico», aveva aggiunto. (eni)

Il presente articolo è tratto da Riforma - SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE BATTISTE, METODISTE, VALDESI Anno 143 - numero 39 - 12 ottobre 2007. Ringraziamo la redazione di Riforma (per contatti: www.riforma.it) per averci messo a disposizione questo testo



Mercoledì, 17 ottobre 2007