From "Centro di ricerca per la pace" [nbawac@tin.it] Add to Contacts To nonviolenza@peacelink.it Subject Coi piedi per terra. 109 Date 04/07/2008 12:32 Headers View all headers =================== COI PIEDI PER TERRA =================== Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino" Numero 109 del 4 luglio 2008 In questo numero: 1. I viterbesi onesti e responsabili ringraziano di cuore il parlamentare europeo Giulietto Chiesa 2. Giulietto Chiesa: Una lettera aperta ai cittadini della Tuscia. Il devastante mega-aeroporto per voli low cost a Viterbo non si fara'. Ecco perche' 3. Alcuni estratti da "Il supermarket di Prometeo" di Marcello Cini (parte seconda) 4. Per contattare il comitato che si oppone all'aeroporto di Viterbo 1. RIFLESSIONE. I VITERBESI ONESTI E RESPONSABILI RINGRAZIANO DI CUORE IL PARLAMENTARE EUROPEO GIULIETTO CHIESA Il parlamentare europeo e prestigioso giornalista e saggista Giulietto Chiesa e' uno dei tanti rappresentanti delle istituzioni, intellettuali, personalita' della societa' civile, che da mesi si stanno impegnando in difesa dei diritti dei cittadini di Viterbo; in difesa dell'ambiente, della storia, della cultura, delle risorse della comunita' viterbese; in difesa della legalita', della democrazia, della verita'. I viterbesi onesti e responsabili lo ringraziano di tutto cuore per il suo impegno. Perche' l'onorevole Giulietto Chiesa, come molte altri illustri personalita' che hanno risposto all'appello promosso dal nostro comitato, e' da mesi impegnato a difendere Viterbo da un'operazione speculativa e scellerata, di saccheggio delle pubbliche risorse e di distruzione dei beni comuni e dei diritti di tutti, rappresentata dal devastante mega-aeroporto per voli low cost che se realizzato provocherebbe conseguenze catastrofiche per fondamentali beni ambientali e culturali, sociali ed economici della citta' (come l'area termale del Bulicame), e provocherebbe conseguenze catastrofiche per la salute, la sicurezza e la qualita' della vita dei viterbesi. * I cialtroni che continuano ad ingannare i viterbesi con promesse tanto mirabolanti quanto fasulle dovrebbero vergognarsi di se stessi. I cialtroni che continuano ad ingannare i viterbesi con menzogne tanto spudorate quanto truffaldine dovrebbero vergognarsi di se stessi. * La verita' infatti e' che il devastante mega-aeroporto ne' si puo', ne' si deve fare: poiche' la legislazione in vigore non lo consente. Punto. La verita' infatti e' che il devastante mega-aeroporto ne' si puo', ne' si deve fare: poiche' esso implicherebbe la devastazione per sempre dell'area termale del Bulicame e di fondamentali risorse ambientali, culturali, scientifiche, terapeutiche, sociali, agricole, turistiche, produttive. Punto. La verita' infatti e' che il devastante mega-aeroporto ne' si puo', ne' si deve fare: poiche' la sua attivita' produrrebbe un enorme inquinamento ambientale che massacrerebbe la salute della popolazione viterbese. Punto. La verita' infatti e' che il devastante mega-aeroporto ne' si puo', ne' si deve fare: poiche' l'inconfutabile evidenza scientifica e tutte le istituzioni internazionali che si sono occupate seriamente del problema del surriscaldamento del clima attestano che occorre anche - non solo, ma anche, e decisivamente - ridurre immediatamente e drasticamente il trasporto aereo, e non incrementarlo. Punto. * Si eviti di sperperare ingentissimi finanziamenti pubblici a vantaggio di una sparuta cricca di speculatori e a detrimento dell'intera popolazione. Si potenzi piuttosto subito il trasporto ferroviario, vera necessita' dell'Alto Lazio. E si riducano subito drasticamente i voli su Ciampino, la cui popolazione sta pagando un prezzo tremendo in termini di danno alla salute e alla qualita' della vita per il profitto di una criminale lobby speculativa. * Siamo assai grati a Giulietto Chiesa di essere al nostro fianco nella difesa di Viterbo e dei viterbesi, nella difesa dei diritti umani di tutti gli esseri umani, nella difesa della legalita' e della democrazia, nella difesa dei diritti delle generazioni future, nella difesa dell'unica casa comune che l'intera umanita' abbia. 2. RIFLESSIONE. GIULIETTO CHIESA: UNA LETTERA APERTA AI CITTADINI DELLA TUSCIA. IL DEVASTANTE MEGA-AEROPORTO PER VOLI LOW COST A VITERBO NON SI FARA'. ECCO PERCHE' [Nuovamente ringraziamo Giulietto Chiesa (per contatti: ufficiostampa@giuliettochiesa.it) per questo intervento, gia' apparso nelle "Notizie minime della nonviolenza in cammino". Giulietto Chiesa (Acqui Terme, 1940) e' giornalista, saggista, storico, parlamentare europeo. Dal sito www.giuliettochiesa.it riprendiamo la seguente scheda "Giulietto Chiesa e' nato ad Acqui Terme (Al) il 4 settembre 1940. Giornalista dal 1979, quando entro' a L'Unita' come redattore ordinario. In precedenza aveva compiuto una lunga esperienza politica, prima come dirigente studentesco universitario, a Genova e in campo nazionale (vicepresidente dell'Unione Goliardica Italiana), poi come dirigente nazionale della Federazione Giovanile Comunista Italiana (Fcgi), infine come dirigente della Federazione genovese del Pci negli anni 1970-1979. Capogruppo per il Pci nel Consiglio Provinciale di Genova dal 1975 al 1979, quando lascia il funzionariato di partito e viene assunto da L'Unita', a Roma. Dal primo ottobre 1980 al primo settembre 1990 corrispondente da Mosca per l'Unita'. Nel 1989-1990 e' "fellow" del Wilson Center, Kennan Institute for Advanced Russian Studies, di Washington. Conferenze in quindici universita' e istituti di ricerca americani, Dipartimento di Stato, Rand Corporation etc. Nel 1990 entra alla Stampa, ancora come corrispondente da Mosca, e rimane in Russia fino alla fine del 2000. Attualmente e' editorialista e commentatore politico dello stesso giornale e anche notista e commentatore del Manifesto e di Avvenimenti, oltre che di diverse riviste italiane. Collabora con numerose riviste e giornali italiani, europei, russi e americani. Ha lavorato per il Tg5, Tg1 e Tg3. Collabora saltuariamente con Radio Svizzera Internazionale, con Radio Vaticana, con la Bbc in lingua russa, con Radio Liberty, con Ntv (Russia) e con Deutsche Welle. Collabora regolarmente con Rai News 24 e con diversi programmi Rai, tra cui Primo Piano della Rete 3. Piu' recentemente tiene rubriche fisse mensili su Photo e Galatea. In Russia ha da diversi anni una rubrica fissa sul settimanale dei circoli imprenditoriali Kompania. Ha scritto diversi libri, molti in tema di storia, cronaca e reportage sull'Unione Sovietica e sulla Russia. Il suo primo libro fu pero' dedicato al fallito tentativo di recupero degli ostaggi americani nell'ambasciata di Teheran, Operazione Teheran (De Donato, Bari 1980). Successivamente scrisse L'Urss che cambia (Editori Riuniti, Roma 1987) con lo storico allora dissidente russo Roy Medvedev. Questo libro venne tradotto in lingua portoghese nel 1988. Ancora in forma di dialogo con Medvedev usci' nel 1990, per i tipi di Garzanti, La rivoluzione di Gorbaciov, che venne pubblicata prima negli Stati Uniti, con il titolo Time of Change (Pantheon Books, 1990) e poi in Giappone. Quasi contemporaneamente usci' in Italia Transizione alla democrazia, per i tipi di Lucarini Editore. Una nuova edizione, largamente riveduta e aggiornata insieme a Douglas Northrop, con il titolo Transition to Democracy, usci' nel 1991 negli Stati Uniti (University Press of New England) e successivamente in Russia, con il titolo Perekhod k Democratij (Mezhdunarodnye Otnoshenija). Seguirono altri due libri, il primo fu Cronaca del Golpe Rosso (Baldini & Castoldi, Milano 1991) e Da Mosca. Cronaca di un colpo di stato annunciato (Laterza, Bari 1995). Gli ultimi due libri sulle vicende russe sono stati Russia Addio (Editori Riuniti, Roma 1997), tradotto in russo con il titolo Proschaj Rossija (Editrice Geja) con enorme successo di pubblico, superando le 80.000 copie, e successivamente tradotto in cinese (Editrice Nuova Cina, Pechino 1999) e in greco (Kastaniotis, Atene 2000). E Roulette russa (Guerini & Associati, Milano 1999), che, con lo stesso titolo, Russkaja Ruletka, e' uscito in Russia a luglio 2000 per i tipi della casa editrice Prava Cheloveka. Negli ultimi cinque anni si e' occupato di studio della globalizzazione e, in particolare, degli effetti sul sistema mediatico mondiale. Ha pubblicato numerosi saggi in materia per riviste italiane ed estere. Sono stati pubblicati in Russia due suoi saggi ricavati da relazioni all'Accademia delle Scienze e all'Istituto di Economia e relazioni internazionali (Imemo). Attualmente collabora stabilmente o saltuariamente anche con altri giornali russi: Literaturnaja Gazeta, Delovoi Vtornik, Moskovskie Novosti. Sono usciti recentemente altri suoi lavori. Per i tipi di Einaudi e' stato pubblicato G8-Genova, la cronaca degli avvenimenti del luglio 2001. Per i tipi della Guerini e associati e' uscito il libro Afghanistan anno zero, scritto con il giornalista e disegnatore satirico Vauro, con prefazione di Gino Strada, il chirurgo italiano fondatore di Emergency. Quest'ultima opera e' rimasta per un anno in vetta alle classifiche, avendo superato 115.000 copie vendute. E' uscita una edizione in lingua greca. Nella primavera del 2002 e' uscito, per i tipi di Feltrinelli, La guerra Infinita, che ha gia' superato le 60.000 copie ed e' rimasto a lungo in vetta alle classifiche della saggistica. Il volume ha un'edizione tedesca: Das Zeitalter des Imperiums, Europaische Verlagsanstalt, Hamburg 2003. Sempre per Feltrinelli nel marzo 2003 e' uscito Superclan, scritto con Marcello Villari; a Mosca, sempre nel 2003, e' stato pubblicato, per le edizioni Neizvestnaja Voina, il volume Beskonechnaja Voina: una raccolta di saggi che include parti di Afghanistan anno zero, de La Guerra infinita e di Superclan. Nei primi mesi del 2004 e' uscito, per i tipi della casa editrice Nottetempo, La guerra come menzogna. Di esso esiste gia' una traduzione in francese, per la Timeli edizioni di Ginevra. Della Guerra infinita esiste gia' una edizione in inglese, presto acquistabile via Internet, e una in spagnolo. Recentemete Nottetempo ha pubblicato il saggio Invece di questa sinistra, ultima fatica di Giulietto Chiesa, che contiene il suo programma politico per le elezioni europee. A ottobre 2004 ha pubblicato per le edizioni Piemme, insieme al vignettista Vauro, I peggiori crimini del comunismo, una denuncia satirica che svela il passato 'rosso' di alcuni degli uomini piu' vicini all'allora presidente del Consiglio dei ministri Silvio Berlusconi. Ultime opere pubblicate: Cronache Marxiane, Editore Fazi, 2005; Le carceri segrete della Cia in Europa, Piemme, 2007". Dalla Wikipedia, edizione italiana, riportiamo per stralci alcune informazioni che integrano quelle sopra riportate: "Dal 2001 in poi Giulietto Chiesa scrive e opera soprattutto sui temi della globalizzazione economica, politica e militare, con un'attenzione particolare sui suoi effetti sul sistema dei mass media. Ha pubblicato molti saggi su questo tema per riviste italiane ed estere... Gli ultimi saggi si concentrano tutti sui temi della guerra e della globalizzazione... Nel 2005 pubblica Cronache Marxziane, Fazi, Roma. Guidato dalle domande di Massimiliano Panarari, Chiesa si scaglia contro il nuovo imperialismo e il 'superclan' dei padroni del mondo - dalle banche d'affari anglosassoni ai soci di Bin Laden, da Berlusconi a George W. Bush - nonche' contro quella che definisce la 'macchina dei sogni', l'onnipervasivo sistema contemporaneo dei media che esercita un'influenza sempre piu' forte sulle menti. Il libro incita all'impegno diretto e all'assunzione di responsabilita' di fronte a un sistema economico, mediatico e politico che nella visione di Giulietto Chiesa e' una minaccia per il pianeta e rischia di condannare tutti alla catastrofe ecologica e all'estinzione. Sugli stessi temi scrive Prima della tempesta, Nottetempo, 2006. Diventa presidente dell'associazione MegaChip e membro della presidenza nazionale dell'associazione Gruppo del cantiere per il bene comune insieme ad Achille Occhetto, che ne e' il presidente nazionale, Elio Veltri, Antonello Falomi e Diego Novelli. Del gruppo faceva parte anche l'economista Paolo Sylos Labini, poi scomparso. Nel 2003 aderisce, da indipendente, all'alleanza politica fra Antonio Di Pietro e Achille Occhetto in occasione delle imminenti elezioni europee del 2004. E' stato eletto deputato del Parlamento europeo nel 2004... In seno al Parlamento europeo e' stato nominato vicepresidente della Commissione per il commercio internazionale, membro della Commissione per la cultura e l'istruzione, della Sottocommissione per la sicurezza e la difesa, della Delegazione alla commissione di cooperazione parlamentare UE-Russia, della Delegazione alle commissioni di cooperazione parlamentare UE-Kazakistan, UE-Kirghizistan e UE-Uzbekistan e per le relazioni con il Tagikistan, il Turkmenistan e la Mongolia. Nel corso del 2006, assieme a Megachip, ha promosso un gruppo di lavoro che indaga sulle vicende dell'11 settembre 2001, fortemente critico nei confronti delle inchieste ufficiali e delle interpretazioni correnti dei mass media. All'interno di questo gruppo di lavoro, Giulietto Chiesa e' autore, insieme a Franco Fracassi, di Zero - Inchiesta sull'11 settembre, un film documentario attualmente in fase di lavorazione. Nel maggio 2007 ha aderito a Sinistra Democratica. E' editorialista per diverse testate e riviste (La Stampa, Galatea, Megachip, Micromega, Il manifesto, Latinoamerica)...". Tra le opere di Giulietto Chiesa: Obiettivo Teheran, De Donato, 1980; (con Roy Medvedev), L'Urss che cambia, Editori Riuniti, 1987; (con Roy Medvedev), La rivoluzione di Gorbaciov, Garzanti, 1990; Transizione alla democrazia, Lucarini, 1990; Cronaca del Golpe Rosso, Baldini & Castoldi, 1991; Da Mosca. Cronaca di un colpo di stato annunciato, Laterza, 1995; Russia Addio, Editori Riuniti, 1997; Roulette russa, Guerini & Associati, 1999; G8-Genova, Einaudi, 2001; Afghanistan anno zero, Guerini & Associati, 2001; La guerra infinita, Feltrinelli, 2002; (con Marcello Villari), Superclan, Feltrinelli, 2003; La guerra come menzogna, Nottetempo, 2004; Invece di questa sinistra, Nottetempo, 2004; "La virtualizzazione del reale e la fucina delle illusioni", in AA. VV., Brandelli d'Italia, Chimienti, 2005; I peggiori crimini del comunismo, Piemme, 2005; Cronache Marxziane, Fazi, 2005; Giulietto Chiesa. Prima della tempesta, Nottetempo, 2006; Le carceri segrete della Cia in Europa, Piemme, 2007; Zero. Perche' la versione ufficiale sull'11 settembre un falso, Piemme, 2007] All'attenzione dei cittadini della Tuscia Cari cittadini della Tuscia, e segnatamente della bella cittadina di Viterbo. Qualche mese fa, come alcuni di voi ricorderanno, il sottoscritto, Giulietto Chiesa, deputato europeo (ancora non per molto) si pronuncio' pubblicamente contro il ventilato progetto di costruzione di un nuovo aeroporto nel Lazio. Sarebbe stato il terzo. Cosiddetto "low cost", per i voli appunto a basso costo. Spiegai che non parteggiavo per l'aeroporto in un altro posto, per esempio Latina, ma che ero contrario al terzo aeroporto perche' sarebbe stata una enorme spesa, sbagliata e soprattutto inutile. Perche'? Semplicemente perche' i voli aerei si sarebbero assai presto ridotti e quindi costruire un nuovo aeroporto, sperando in un loro impetuoso sviluppo sarebbe stato assolutamente insensato. Fui investito da un uragano di insulti. Non di critiche, che sarebbero state legittime, ma di insulti. I vostri politici locali, quasi tutti, a quanto risulta, attuali amici dell'attuale governo, vi promettevano nuovo benessere, nuovi posti di lavoro, nuovo turismo. Naturalmente a spese della vostra salute e della distruzione dell'ambiente naturale. Comunque promettevano sfracelli di sviluppo. Anche l'allora ministro dei trasporti Bianchi, lui "di sinistra", si pronuncio' a favore del nuovo aeroporto. Spero, per voi e per noi tutti, che non abbiano gia' cominciato a spendere soldi. Perche' piu' soldi avranno gia' speso, piu' soldi avremo perduto tutti, inclusi voi, in qualita' di contribuenti. Perche'? Perche' il nuovo aeroporto della Tuscia non si fara'. Perche'? Perche' si sta gia' verificando quello che io avevo detto allora. Il prezzo del petrolio sta cambiando tutto il panorama economico mondiale. I voli aerei (tra i maggiori responsabili dell'effetto serra), saranno ridotti. E non per la saggezza degli scriteriati governanti che vi hanno ingannato, cialtroni incompetenti e bugiardi, bensi' perche' la crisi economica sta letteralmente "mettendo a terra" migliaia di aeroplani. Dappertutto. La faccenda e' gia' cominciata in America. E poiche' e' l'America che indica la via, sara' bene che sappiate che negli Stati Uniti ci si sta preparando per "significativi tagli nei voli aerei", sia di quelli interni che internazionali. Episodio transitorio? Niente affatto. Scrive l'"International Herald Tribune" (28-29 giugno 2008) che questa sara' tendenza "di lungo periodo". Annuncia che, "entro la fine dell'anno (2008) non meno di 100 citta' americane perderanno i loro regolari collegamenti commerciali aerei". L'anno prossimo il loro numero raddoppiera'. Otto piccole e medie compagnie aeree americane sono gia' fallite, o sono in fallimento solo quest'anno. Il tutto mentre decine di altre compagnie aeree stanno vendendo, anzi svendendo, centinaia di aerei, ormai considerati improduttivi perche' consumano troppo. Le tariffe aumentano e aumenteranno ancora di piu' quando l'Europa, in prima fila, comincera' a imporre alle compagnie aeree un costo aggiuntivo per ogni chilometro volato, che dovra' pagare l'emissione di gas serra. Dunque, concludendo: i voli "low cost" si ridurranno molto presto. Gli aeroporti "low cost" saranno ridimensionati. E nessuno pensera' piu' di costruirne altri, perche' l'erba crescera' sulle piste deserte. Dunque cari concittadini della Tuscia, come avevo preavvertito, si verifica adesso che l'aeroporto promessovi era una bufala. Coloro che ve lo hanno promesso erano o dei demagoghi ignoranti, o dei demagoghi disonesti. O forse entrambe le cose. Chiedete conto a loro. Cordiali saluti a tutti Giulietto Chiesa Roma, primo luglio 2008 3. LIBRI. ALCUNI ESTRATTI DA "IL SUPERMARKET DI PROMETEO" DI MARCELLO CINI (PARTE SECONDA) [Dal sito www.tecalibri.it riprendiamo i seguenti estratti dal libro di Marcello Cini, Il supermarket di Prometeo. La scienza nell'era dell'economia della conoscenza, Edizione Codice, Torino 2006. Marcello Cini, nato a Firenze nel 1923, e' docente universitario di fisica, e autorevole studioso di fama internazionale; ha partecipato attivamente alle discussioni degli ultimi decenni sulla storia della scienza, i temi epistemologici, la critica della scienza e della sua pretesa neutralita'. E' stato ordinario di Fisica Teorica, poi di Teorie Quantistiche e oggi e' Professore Emerito dell'Universita' "La Sapienza" di Roma. Nella sua attivita' di ricerca si e' occupato di particelle elementari, di fondamenti di meccanica quantistica, di processi stocastici ma anche di storia della scienza e di temi epistemologici, temi su cui e' stato un punto di riferimento del dibattit internazionale. E' stato vicedirettore della rivista internazionale "Il Nuovo Cimento"; collabora al quotidiano "Il manifesto". Oltre a testi di fisica per uso universitario e per la scuola secondaria, ha pubblicato vari altri libri. Riportiamo la motivazione dell'attibuzione del Premio Nonino 2004 "A un Maestro Italiano del nostro tempo": "Fisico illustre, intellettuale tra i piu' 'curiosi' nel panorama culturale italiano del secondo Novecento. Cresciuto nel culto della verita', ne ha conservato il 'fuoco' sino ad oggi. Nella Sua fine riflessione epistemologica critica il feticcio della neutralita' della scienza e sostiene un sapere consapevole e responsabile verso la societa'. Padre nobile ed appartato dei movimenti ambientalisti e grande difensore della diversita'. In un lato del suo pensiero sintetizzato nella parola d'ordine 'la vita non si brevetta' si ritrovano legami strettissimi con l'ideale del 'Principio Responsabilita'' teorizzato da Hans Jonas, messaggio che desideriamo trasmettere con forza alle generazioni future". Opere di Marcello Cini: (con G. Ciccotti, M. de Maria, G. Jona-Lasinio), L'ape e l'architetto. Paradigmi scientifici e materialismo storico, Feltrinelli, Milano 1976; (con Danielle Mazzonis), Il gioco delle regole. L'evoluzione delle strutture del sapere scientifico, Feltrinelli, Milano 1981; The History and Ideology of Dispersion Relations, in: Foundations od Science, I, 1981; Cultural Tradition and Environmental factors in the Development of Quantum Electrodynamics, in: Foundations od Science, III, 1981; Trentatre' variazioni su un tema. Soggetti dentro e fuori la scienza, Editori Riuniti, Roma 1990; (con: J. M. Levy-Leblond, Adam Hilger), Quantum Theory without Reduction, 1991; Oltre il riduzionismo, 1991; Un paradiso perduto. Dall'universo delle leggi naturali al mondo dei processi evolutivi, Feltrinelli, Milano 1994; Caso, necessita', liberta', Cuen, Napoli 1998; Dialoghi di un cattivo maestro, Bollati Boringhieri, Torino 2001; Il supermarket di Prometeo. La scienza nell'era dell'economia della conoscenza, Codice, 2006] Da pagina 41 e seguenti Oggettivita' e soggettivita' della conoscenza scientifica La contestualita' della scienza E' giunto il momento di trarre qualche provvisoria conclusione dalle discussioni precedenti, che mostrano come alla base delle teorie scientifiche ci siano sempre alcuni concetti semplici, di senso comune, che permettono agli scienziati di costruire la "scaffalatura concettuale" entro la quale possono essere classificati, ordinati e collegati i fenomeni del mondo circostante. Abbiamo visto infatti che, a seconda dei criteri di base assunti per costruire queste scaffalature, possono risultarne modi diversi di "spiegare i fatti" e connettere consequenzialmente gli "eventi" mediante linguaggi adeguati e coerenti con le premesse. Abbiamo visto dunque che la conoscenza del mondo che la scienza ci fornisce non e' assoluta - come sarebbe se essa fosse in grado di rappresentare in modo sempre piu' dettagliato e preciso la sua "reale" struttura e le "vere" relazioni che ne collegano le diverse parti -, ma contestuale, nel senso che le sue verita' dipendono dalle premesse assunte per rappresentarlo. Va sottolineato che si tratta qui di contestualita' epistemica, cioe' di dipendenza dal contesto di ogni affermazione di verita' su un particolare aspetto del mondo - sia che si tratti del contesto delle premesse che il singolo scienziato assume, spesso implicitamente, per formulare l'enunciazione della propria "verita'", sia che si tratti delle premesse epistemologiche condivise dalla comunita' dei suoi pari per giudicarne la validita' e, se e' il caso, decidere di accettarla a far parte del patrimonio di conoscenze considerate veritiere nell'ambito della disciplina. Altra cosa e' la contestualita' ontologica delle proprieta' di un oggetto. L'esempio tipico, al quale abbiamo gia' accennato, e' quello delle proprieta' di un oggetto a livello quantistico: posizione e velocita' di un elettrone dipendono dallo strumento di misura con il quale esso e' fatto interagire. E' anche il caso, ma su questo ci soffermeremo a lungo piu' avanti, delle proprieta' della materia vivente, nei suoi differenti livelli di organizzazione. Tipico qui e' il caso dello stesso gene che puo', a seconda dei segnali che riceve dal contesto cellulare, avviare la produzione di una data proteina piuttosto che di un'altra, o viceversa, della stessa proteina che puo' catalizzare, a seconda del contesto, reazioni diverse. E' ovvio, tuttavia, che le verita' parziali ottenute a partire da premesse diverse non possono risultare logicamente contraddittorie tra loro. Il carattere contestuale di queste verita' non implica dunque, anche questo e' ovvio, che sia impossibile distinguere, in un dato contesto, fra affermazioni vere e false. Significa pero' che, nel confrontare verita' difformi tra loro, bisogna sempre analizzare i rispettivi contesti. Sorge dunque la domanda: come si fa a valutare criticamente la validita', la pertinenza, la veridicita' (o verosomiglianza) delle premesse di base delle diverse rappresentazioni della natura (il discorso vale in modo ancora piu' evidente per le scienze sociali) che i partecipanti al dibattito all'interno delle varie discipline propongono? Chi e' qualificato per compiere questa operazione? Una volta che si sia accettata la natura contestuale della conoscenza scientifica, la risposta a queste domande diventa facile. Se il problema e' quello di confrontare linguaggi diversi e individuarne le premesse, spesso nascoste o acriticamente accettate come ovvie e naturali, sara' necessario costruire un metalinguaggio, costituito da proposizioni che hanno per oggetto le affermazioni dei linguaggi scientifici, di livello logico superiore a quello di questi ultimi. E' dunque quello filosofico (epistemologico) il livello adeguato a rispondere alle domande appena formulate. Non ha poi grande importanza, come avremo occasione di vedere tra poco, se siano i filosofi di professione o i rari scienziati che sono consapevoli della differenza ad assumersi questo compito. Prima dobbiamo tuttavia confutare il punto di vista di chi nega il carattere contestuale della conoscenza scientifica. Purtroppo si tratta ancora della stragrande maggioranza degli scienziati che contribuiscono, spesso con originalita', competenza e successo, a far avanzare i confini della propria disciplina. Prendero' due esempi. Uno, piu' noto, utilizza argomenti particolarmente tradizionali. L'altro, piu' aperto, affronta il problema ma resta disperatamente privo di prospettiva. Il primo prende spunto dalla vicenda nota come l'"affare Sokal", dal nome del fisico che ne e' stato protagonista. Ne riassumo brevemente i termini. All'inizio del 1996, la rivista americana di studi culturali "SocialText" - espressione delle tendenze filosofiche che negli Stati Uniti si ispirano al pensiero postmoderno - pubblico' un articolo intitolato Transgressing the Boundaries: Towards a Transformative Hermeneutics of Quantum Cravity ("Trasgredire le frontiere: verso un'ermeneutica trasformativa della gravita' quantistica"). In esso, l'autore, partendo dalla premessa che "le procedure argomentative utilizzate dalla comunita' scientifica, pur nel loro innegabile valore, non possono rivendicare una posizione conoscitiva privilegiata rispetto alle narrazioni controegemoniche che vengono prodotte in comunita' dissidenti o marginalizzate", si proponeva di dimostrare che la "gravita' quantistica", in quanto teoria nella quale "le categorie concettuali fondazionali della scienza precedente - compresa l'esistenza stessa - si problematizzano e si relativizzano, [...] ha implicazioni profonde per il contenuto di una futura scienza liberatoria e postmoderna". Dopo la pubblicazione, Alan Sokal usci' allo scoperto. L'articolo, intenzionalmente scritto in modo insensato sia dal punto di vista filosofico che scientifico, ma argomentato nel gergo degli addetti ai lavori e sorretto da numerose citazioni tratte dagli scritti di alcuni "maestri" della cultura alla moda, era una beffa, architettata per screditare l'intera impalcatura teorica del pensiero postmoderno, che voleva mostrare che i suoi cultori non sono in grado di distinguere le loro stesse tesi da un clamoroso falso. Dopo questo colpo di scena si scateno' una violenta polemica, che nei tre anni successivi accumulo' sulle riviste, sui giornali e nei siti web di mezzo mondo valanghe di plausi e di contumelie. La cosa sarebbe finita li' - con il riconoscimento, da parte di chi, come me, non si sente particolarmente coinvolto, che la provocazione aveva colto nel segno, dimostrando che molti re vanno in giro, se non proprio nudi, a malapena vestiti di stracci - se Sokal, in collaborazione con un altro fisico, Jean Bricmont, non avesse successivamente scritto un libro con l'ambizione di insegnarci, secondo il sottotitolo, "quale deve essere il rapporto tra filosofia e scienza". A dire il vero, a questo non facile compito sono dedicate soltanto una cinquantina di pagine di intermezzo contro il "relativismo cognitivo in filosofia della scienza" e un'altra cinquantina di epilogo e di conclusioni alla fine del libro. Il resto (per un totale di circa 300 pagine) e' una ripresa della denuncia gia' fatta con la famosa beffa, attraverso una documentata raccolta di citazioni commentate di Jacques Lacan, Julia Kristeva, Luce Irigaray, Jean Baudrillard, Gilles Deleuze, Felix Guattari e Paul Virilio, dalle quali risulta, a mio avviso in modo chiarissimo, che, nella piu' benevola delle ipotesi, questi autori parlano a sproposito di concetti tratti dalla matematica e dalla fisica senza averli capiti e traendone conclusioni prive di senso. Sono meno d'accordo sulle critiche al sociologo Bruno Latour, ma su questo non insisto. In molti casi, comunque, c'e' anche il fondato sospetto che l'uso spregiudicato di questi concetti sia un modo per rivestire di scientificita' discorsi vaghi e confusi, ed acquistare in tal modo autorita' e potere di fronte a un pubblico che non e' in grado di smascherare il trucco. Tutto bene dunque, ma niente di nuovo. La delusione e' grande, tuttavia, quando si arriva al tema principale: il rapporto tra filosofia e scienza. Qui ci si trova di fronte a una superficialita' di discorso che rivela tutta la presunzione dei fisici e tutto il disprezzo che, salvo eccezioni, nutrono per le "chiacchiere" dei filosofi, per non parlare dei sociologi e degli storici della scienza. In effetti, a questo proposito gli autori mettono le mani avanti: "Siamo coscienti che sara' rimproverata la carenza da parte nostra di una 'formazione filosofica' formale". Ma, spiegano, "in qualita' di fisici che hanno a lungo ponderato i fondamenti della propria disciplina e della conoscenza scientifica in generale, pensiamo che sia importante tentare di fornire una risposta articolata alle obiezioni relativiste, anche se nessuno di noi e' in possesso di una laurea in filosofia". Vediamo come. Il primo bersaglio della loro critica e', come si e' detto, il relativismo. Non quello morale o etico, si affrettano a precisare, o quello estetico, dei quali si dichiarano, meno male, incompetenti a discutere. Ma il relativismo cognitivo o epistemico, sbrigativamente definito (a pagina 59) come quello che riguarda un'asserzione di fatto, cioe' (sic!) "riguardo a cio' che esiste o e' affermato esistere". Sara' un lapsus, ma fare di tutta l'erba un fascio tra cio' che esiste e cio' che e' affermato esistere non e' un buon inizio per degli aspiranti filosofi. E' vero che, qualche pagina dopo, gli autori, nel criticare una definizione di "fatto" che a loro non piace, dichiarano invece che non bisogna confondere "i fatti con le asserzioni dei fatti". "Per noi - scrivono - un 'fatto' e' una situazione nel mondo esterno che sussiste indipendentemente dalla conoscenza che ne abbiamo - in particolare indipendentemente da qualsiasi consenso o interpretazione". Possiamo essere d'accordo - anche se ridurre il mondo esterno a "fatti" e', come vedremo meglio, un po' sbrigativo - che tra un fatto e la sua interpretazione occorre fare una distinzione. Si tratta tuttavia di capire se la distinzione che gli autori hanno in mente non sia soltanto un modo di far passare per fatti alcune interpretazioni, e screditarne invece altre. Prima di approfondire la questione, tuttavia, conviene ricordare, per avere un termine di confronto, il celebre esempio, gia' citato in precedenza, del giovane Galileo che osserva l'oscillazione del lampadario nel duomo di Pisa, che Thomas Kuhn ci offre della differenza che corre fra il dato fenomenico (il "fatto") e le interpretazioni che storicamente ne sono state date. Le interpretazioni diverse sono, rispettivamente, quella che tutti conoscono di Galileo e quella di un suo ipotetico interlocutore aristotelico. Per quest'ultimo, quel fatto sarebbe stato una puntuale conferma della dottrina aristotelica del moto, secondo la quale un corpo tende sempre a raggiungere la sua posizione "naturale", cioe' quella piu' vicina a terra. Allontanato artificialmente da questa posizione, il pendolo si muove dunque, secondo questo punto di vista, alternando fasi di moto naturale (verso il basso) e artificiale (verso l'alto), finche' non torna al "suo" posto. In termini moderni, questa interpretazione equivale a considerare l'attrito come l'aspetto essenziale del fenomeno e a concentrare l'attenzione sulla sua irreversibilita'. Ma Galileo vede quel fatto con altri occhi. Per lui l'attrito e' un fenomeno secondario e concettualmente trascurabile, e dunque l'aspetto importante e' l'isocronismo delle oscillazioni. Compiendo quest'astrazione, egli unifica le due fasi del movimento in un solo moto periodico perpetuo, del tutto analogo al moto perenne degli astri. Si tratta di un cambiamento epocale di visione del mondo, perche' cancella la distinzione aristotelica fra i fenomeni della caducita' e dell'irreversibilita' che caratterizzano la sfera sublunare e quelli immutabili ed eterni delle sfere celesti. E' un cambiamento epistemologico e metodologico che produce un'immagine del mondo reale diversa, ma non piu' aderente ai "fatti" di quella ottenibile con le categorie aristoteliche. E' difficile negare infatti che trascurare l'attrito in un mondo dove trascinare qualsiasi oggetto costa una fatica bestiale sia un'approssimazione realistica. La nuova immagine dunque seleziona e unifica "fatti" che nel "paradigma" precedente erano considerati qualitativamente diversi e lontani tra loro, ma al tempo stesso rinuncia a collegare fra loro aspetti della natura che prima erano visti come organicamente connessi. Entrambe sono dunque al tempo stesso forme di conoscenza "oggettiva", in quanto colgono proprieta' intrinseche e relazioni effettive tra componenti distinte della realta', ma sono anche "soggettive", in quanto frutto di una selezione fra le caratteristiche considerate fondamentali e quelle ritenute secondarie e accidentali. "Soggettivita'" tuttavia non vuol dire "arbitrarieta'". Il cambiamento di punto di vista che ha dato origine alla scienza moderna non sarebbe avvenuto se, alla fine del XVI e all'inizio del XVII secolo non fosse anche mutato il contesto economico, sociale e culturale. Il tessuto sociale deve infatti essere maturo per accettare un cambiamento di questa portata, e la sua validita' dev'essere riconosciuta almeno da una parte significativa della collettivita'. Ridurre il colpo d'ala del genio di Galileo a brillante soluzione di un particolare problema fisico significa non capire nulla del processo effettivo di crescita della conoscenza scientifica. Questo non significa, ovviamente, che i concetti e le loro relazioni introdotti per descrivere e spiegare il mondo siano soltanto il risultato di una contrattazione fra attori sociali, come sostengono i fautori del cosiddetto "programma forte" della sociologia della scienza, giustamente criticato dai nostri autori. La realta' esiste la' fuori ed e' talmente solida e indipendente dalla nostra volonta' da opporsi con forza a ogni tentativo di piegarla ai nostri desideri senza aver appreso, con perseveranza e fatica, il modo appropriato per riuscire a farlo. Si tratta invece di riconoscere che essa e' talmente ricca, complessa e articolata da non essere rappresentabile se non dopo averne selezionato, all'interno dell'infinita varieta' dei suoi differenti aspetti, alcuni tratti riconosciuti, nel contesto storico dato, come fondamentali. Detto altrimenti, in termini ben noti, si tratta di non confondere la mappa con il territorio. Anzi, come mirabilmente spiega Borges nel suo racconto "I cartografi dell'impero", di essere consapevoli che il tentativo di rappresentare un territorio nella sua interezza e' destinato al fallimento. Possiamo adesso tornare ai nostri autori. Per loro le cose sembrano essere molto piu' semplici, di una semplicita' addirittura disarmante. Il mondo esterno e' l'insieme di tutti i "fatti" possibili. E poiche' essi sono "indipendenti da qualsiasi consenso o interpretazione", l'insieme dei fatti noti costituisce, per definizione, la migliore approssimazione al "vero" mondo esterno. E' con questa "verita'" che le diverse interpretazioni di un insieme di fatti devono fare i conti. Alcune se ne allontanano molto. Sono quelle sbagliate. Ce ne sara' in genere una che vi si avvicina piu' delle altre. L'insieme di queste interpretazioni piu' vicine al vero e' la conoscenza scientifica. Sono sicuro che Bricmont e Sokal considererebbero riduttivo questo schematico riassunto del loro pensiero. Cerchero' dunque di argomentarlo meglio. Non ho trovato nel loro libro una definizione esplicita di "verita'", ma, dall'idea che e' possibile farsene attraverso le critiche al concetto di verita' sostenuto dai loro avversari, sembra coincidere con quello di "fatto accaduto realmente e inoppugnabilmente". "Se io considero vera - scrivono ad esempio contestando, peraltro giustamente, le tesi dei sostenitori del "programma forte" - l'asserzione 'Ho bevuto un caffe' stamattina', non voglio semplicemente dire che preferisco credere di aver bevuto un caffe' stamattina". E altrove - nel confrontare la teoria generalmente accettata secondo la quale gli antenati degli indiani d'America sono giunti dall'Asia circa 10-20.000 anni fa attraverso lo stretto di Bering con le leggende indiane che collocano la loro origine in un mondo sotterraneo popolato dagli spiriti - gli autori distinguono, ancora una volta giustamente ma banalmente, fra conoscenza empiricamente suffragata e semplice credenza. Si scelgono pero' ogni volta un bersaglio facile. In questo modo essi eludono il vero problema, che e' quello di scegliere fra una verita' evidente, ma insufficiente perche' limitata ai soli dati empirici certi ("Ho bevuto un caffe' stamattina"), e una nozione di "verita'" piu' estesa e profonda (credo che le teorie connessioniste della mente siano - o non siano - piu' "vere" di quelle cognitiviste). Una verita' che tuttavia puo' solo essere stabilita attraverso il consenso intersoggettivo delle comunita' socialmente delegate a svolgere questo compito, sulla base di criteri che comprendono, certo, il rispetto dei dati empirici, ma tengono anche conto di una molteplicita' di altri fattori. Per sfuggire a questo dilemma, gli autori si dimenano come anguille (e questo forse spiega la confusione rilevata all'inizio fra cio' che esiste e cio' che si assume esistere), ma girano intorno al problema, negandolo. Parlando dei frattali e del caos deterministico, essi insistono, in polemica con Lyotard, che - secondo me giustamente - vede nel loro successo il segno di un modo diverso di guardare il mondo da parte della stessa scienza, a dire che il solo "modello di legittimazione" della scienza "resta il confronto della teoria con gli esperimenti e le osservazioni". Parlando di una "ragionevole analisi critica della scienza", concedono al massimo che essa possa cercare di indagare in che modo i pregiudizi sociali del ricercatore possano portarlo a "violare i canoni ordinari della scienza". Parlando della giustificazione delle "nostre teorie sul mondo fisico o sociale", ribadiscono ancora una volta che "non resta molto altro se non il controllo sistematico della teoria per mezzo di osservazioni e/o esperimenti". Insomma, con tutto il rispetto per Galileo, siamo fermi alla sua definizione: la scienza e' fatta di "sensati ragionamenti" e "certe dimostrazioni". Forse, dopo tre secoli, si potrebbe cercare di dire qualcosa di piu' originale. Ogni giorno ci s'interroga se sia lecito utilizzare una nuova tecnica per trasformare caratteristiche di organismi viventi considerate fino a ora naturali e immutabili, e si discute su chi debba decidere e in base a che criteri. Ogni giorno i confini fra il naturale, l'artificiale e il "soprannaturale" sfumano e s'intersecano. Ogni giorno si scoprono effetti imprevisti di innovazioni introdotte per uno scopo determinato che provocano cambiamenti non voluti in aree e settori differenti. Siamo tutti travolti da questo diluvio, ma non sappiamo piu' a chi credere. Vogliamo capire, renderci conto, scegliere. La riduzione della conoscenza, compresa la scienza, a merce e' il meccanismo che sta dietro a tutto questo. Non e' dunque usando come bandiera l'immagine, vecchia di trecento anni, di una scienza super partes che la gente comune sente come profondamente estranea, che si vincera' la battaglia per ridare alla scienza la creativita', l'autonomia e l'autorevolezza che ne hanno segnato le tappe piu' gloriose. (parte seconda - segue) 4. RIFERIMENTI. PER CONTATTARE IL COMITATO CHE SI OPPONE ALL'AEROPORTO DI VITERBO Per informazioni e contatti: Comitato contro l'aeroporto di Viterbo e per la riduzione del trasporto aereo: e-mail: info@coipiediperterra.org , sito: www.coipiediperterra.org Per contattare direttamente la portavoce del comitato, la dottoressa Antonella Litta: tel. 3383810091, e-mail: antonella.litta@libero.it Per ricevere questo notiziario: nbawac@tin.it =================== COI PIEDI PER TERRA =================== Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino" Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac@tin.it Numero 109 del 4 luglio 2008 Per ricevere questo foglio e' sufficiente cliccare su: nonviolenza-request@peacelink.it?subject=subscribe Per non riceverlo piu': nonviolenza-request@peacelink.it?subject=unsubscribe In alternativa e' possibile andare sulla pagina web http://web.peacelink.it/mailing_admin.html quindi scegliere la lista "nonviolenza" nel menu' a tendina e cliccare su "subscribe" (ed ovviamente "unsubscribe" per la disiscrizione). L'informativa ai sensi del Decreto legislativo 30 giugno 2003, n. 196 ("Codice in materia di protezione dei dati personali") relativa alla mailing list che diffonde questo notiziario e' disponibile nella rete telematica alla pagina web: http://italy.peacelink.org/peacelink/indices/index_2074.html Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/ L'unico indirizzo di posta elettronica utilizzabile per contattare la redazione e': nbawac@tin.it