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www.ildialogo.org "No" al crocifisso in classe,di Agenzia NEV del 3-11-2009

"No" al crocifisso in classe

di Agenzia NEV del 3-11-2009

La clamorosa sentenza della Corte europea di Strasburgo accolta favorevolmente da Domenico Maselli, presidente della Federazione delle chiese evangeliche in Italia: "Ricordiamoci che è il cristianesimo ad aver aperto le porte alla libertà di tutti".


COMUNICATO STAMPA

Roma, 3 novembre ottobre 2009 (NEV-CS81) - Con una sentenza emessa oggi, la Corte europea dei diritti dell'uomo di Strasburgo afferma che "l'esposizione obbligatoria di un simbolo di una data confessione in luoghi che sono utilizzati dalle autorità pubbliche, e specialmente in classe, limita il diritto dei genitori di educare i loro figli in conformità con le proprie convinzioni".

 

 

La sentenza - accolta con favore dagli evangelici italiani, come assicura Domenico Maselli, presidente della Federazione delle chiese evangeliche in Italia (FCEI) - origina dalla denuncia di una cittadina italiana di origine finlandese, Soile Lautsi, che nell'oramai lontano anno scolastico 2001/02 aveva protestano per la presenza del crocefisso nell'aula scolastica dei suoi figli.

In particolare, la Corte all'unanimità ha stabilito che "l'esposizione del crocifisso nelle aule delle scuole pubbliche è contraria al diritto dei genitori di educare i loro figli secondo le proprie concezioni religiose e al diritto degli alunni alla libertà religiosa". "La presenza del crocifisso, che è impossibile non notare nelle aule scolastiche - si legge nella sentenza dei giudici di Strasburgo - potrebbe essere facilmente interpretata dagli studenti di tutte le età come un simbolo religioso, che avvertirebbero così di essere educati in un ambiente scolastico che ha il marchio di una data religione". Tutto questo, proseguono, "potrebbe essere incoraggiante per gli studenti religiosi, ma fastidioso per i ragazzi che praticano altre religioni, in particolare se appartengono a minoranze religiose, o se sono atei".

Anticipando l'argomento tipico con cui in Italia si difende il crocifisso nelle aule – per altro non sempre presente - la Corte europea afferma di non comprendere come "l'esposizione, nelle classi delle scuole statali di un simbolo che può essere ragionevolmente associato con il cattolicesimo, possa servire al pluralismo educativo che è essenziale per la conservazione di una 'società democratica' così come è stata concepita dalla Convenzione (europea dei diritti umani, ndr); un pluralismo che è riconosciuto dalla Corte costituzionale italiana".

"Dopo le polemiche sul credito scolastico per chi si avvale dell'insegnamento della religione cattolica, e dopo quelle sull''ora di islam', scoppia ora con clamore un caso sul crocifisso – ha sottolineato il presidente della FCEI, Maselli - . Una sentenza che vediamo favorevolmente perché ribadisce l'idea che la libertà religiosa e il rispetto di tutte le fedi sono alla base di un'Europa pacifica e civile".

Molto netta la prima reazione del ministro dell'istruzione Mariastella Gelmini secondo cui "nessuno, nemmeno qualche corte europea ideologizzata, riuscirà a cancellare la nostra identità". "Chi vede in questa sentenza la negazione delle radici cristiane dell'Europa – commenta il presidente Maselli - mostra di non apprezzare il grande merito del cristianesimo di avere aperto le porte alla libertà di ogni uomo e di ogni donna".



Martedì 03 Novembre,2009 Ore: 17:28
 
 
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