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www.ildialogo.org Conoscenza e ordine sociale,di Giuseppe P. Fazio

Rubrica SPUNTI SOCIOLOGICI/8
Conoscenza e ordine sociale

di Giuseppe P. Fazio

Negli articoli precedenti, si è cercato di affrontare il tema del ruolo che la conoscenza ricopre all’interno della società, di come la strutturazione della società passi per una serie di meccanismi di costruzione della realtà ed ancora, di come la costruzione di tale realtà, logica conseguenza di processi di apprendimento, sia alla base di ciò che all’inizio di questo lavoro abbiamo definito ordine sociale: elemento funzionale dell’equilibrio societario.

E’ sostenibile che l’ordine sociale sia la derivazione di processi di apprendimento che tendono a cristallizzare nella mente del singolo e di conseguenza nella coscienza collettiva particolari strutture di pensiero che si concretizzano in esteriorizzazioni funzionali al mantenimento dell’ordine stesso. Le Istituzioni in generale, la religione, la divisione del lavoro in particolare e solo per citare alcuni derivati societari, sono le logiche oggettivazioni della necessita di regolamentazione della massa sociale: la conoscenza, nella società, specificandosi in settori determinati fissa le condotte individuali che si oggettivizzano in ruoli ben precisi. Ogni ruolo è inserito in un settore che è parte integrante del sistema societario, a sua volta funzionale per il mantenimento dell’equilibrio della società stessa. L’equilibrio è assicurato quindi da un ordine sociale, che a sua volta è garantito da specifiche Istituzioni: queste, esercitando il loro controllo grazie ad uno specifico apparato normativo, che impone il proprio potere, definiscono gli scarti dalla normalità. In casi di devianza vengono, a seconda dei casi, posti in essere i necessari meccanismi di gestione e riassorbimento del disequilibrio.

A questo punto, è possibile, partendo dal presupposto in base al quale, la società è un prodotto di genesi umana, e che l’uomo è un ente che nelle sue peculiarità è di derivazione sociale, sostenere quanto segue: se è vero, come è vero, che è l’individuo a creare le strutture sociali per garantire l’ordine e l’equilibrio, è anche vero che successivamente questi è imbrigliato da tali strutture, ad un livello tale che, coercitivamente, queste gli limitano la libertà d’azione, sottomettendolo ad una logica societaria totalmente altra rispetto a quella di derivazione. In estrema sintesi, la società, che è possibile definire come funzionalmente necessaria all’individuo, genera al suo interno delle compagini che, nel loro insieme, si esteriorizzano in volontà altre rispetto a quelle idealmente concepite.



02 maggio 2008
 
 
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