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www.ildialogo.org Positive le reazioni del mondo protestante alla sentenza della Corte Europea,di Agenzia NEV del 4 novembre 2009

Crocifisso a scuola
Positive le reazioni del mondo protestante alla sentenza della Corte Europea

di Agenzia NEV del 4 novembre 2009

Crocifisso/1. La Corte Europea di Straburgo dice "no" al crocifisso in classe
La sentenza accolta favorevolmente da Domenico Maselli, presidente FCEI
 
Roma (NEV), 4 novembre 2009 - Con una sentenza emessa ieri, la Corte Europea dei diritti dell'uomo di Strasburgo afferma che “l'esposizione obbligatoria di un simbolo di una data confessione in luoghi che sono utilizzati dalle autorità pubbliche, e specialmente in classe, limita il diritto dei genitori di educare i loro figli in conformità con le proprie convinzioni”.
La sentenza - accolta con favore dagli evangelici italiani, come assicura Domenico Maselli, presidente della Federazione delle chiese evangeliche in Italia (FCEI) - origina dalla denuncia di una cittadina italiana di origine finlandese, Soile Lautsi, che nell'oramai lontano anno scolastico 2001-2002 aveva protestano per la presenza del crocefisso nell'aula scolastica dei suoi figli.
In particolare, la Corte all'unanimità ha stabilito che “l'esposizione del crocifisso nelle aule delle scuole pubbliche è contraria al diritto dei genitori di educare i loro figli secondo le proprie concezioni religiose e al diritto degli alunni alla libertà religiosa”. “La presenza del crocifisso, che è impossibile non notare nelle aule scolastiche - si legge nella sentenza dei giudici di Strasburgo - potrebbe essere facilmente interpretata dagli studenti di tutte le età come un simbolo religioso, che avvertirebbero così di essere educati in un ambiente scolastico che ha il marchio di una data religione". Tutto questo, proseguono, "potrebbe essere incoraggiante per gli studenti religiosi, ma fastidioso per i ragazzi che praticano altre religioni, in particolare se appartengono a minoranze religiose, o se sono atei".
Anticipando l'argomento tipico con cui in Italia si difende il crocifisso nelle aule – per altro non sempre presente - la Corte Europea afferma di non comprendere come “l'esposizione, nelle classi delle scuole statali di un simbolo che può essere ragionevolmente associato con il cattolicesimo, possa servire al pluralismo educativo che è essenziale per la conservazione di una 'società democratica' così come è stata concepita dalla Convenzione (europea dei diritti umani, ndr); un pluralismo che è riconosciuto dalla Corte Costituzionale italiana”.
“Dopo le polemiche sul credito scolastico per chi si avvale dell'insegnamento della religione cattolica, e dopo quelle sull''ora di islam', scoppia ora con clamore un caso sul crocifisso – ha sottolineato il presidente della FCEI Maselli in un comunicato diramato ieri - . Una sentenza che vediamo favorevolmente perché ribadisce l'idea che la libertà religiosa e il rispetto di tutte le fedi sono alla base di un'Europa pacifica e civile”.
Molto netta la prima reazione del ministro dell'istruzione Mariastella Gelmini secondo cui “nessuno, nemmeno qualche corte europea ideologizzata, riuscirà a cancellare la nostra identità". “Chi vede in questa sentenza la negazione delle radici cristiane dell'Europa – ha commentato il presidente Maselli - mostra di non apprezzare il grande merito del cristianesimo di avere aperto le porte alla libertà di ogni uomo e di ogni donna”.
 
 
Crocifisso/2. Positive le reazioni del mondo protestante alla sentenza della Corte Europea 
 
Roma (NEV), 4 novembre 2009 - All'indomani della sentenza sul crocefisso a scuola del Tribunale per i diritti umani di Strasburgo, si conferma e si rafforza il giudizio favorevole dei protestanti italiani. Sul sito web dell'Unione delle chiese metodiste e valdesi, la moderatora della Tavola valdese, pastora Maria Bonafede, ha dichiarato: "È una sentenza che tutela i diritti di chi crede, di chi crede diversamente dalla maggioranza e di chi non crede. Ancora una volta emerge la fragilità, logica prima e giuridica dopo, della tesi secondo cui il crocefisso imposto nelle aule italiane non è un simbolo religioso ma sarebbe l'espressione della cultura nazionale. La sfida oggi è invece quella del pluralismo delle culture e della convivenza tra chi crede e chi non crede nel quadro del valore costituzionale della laicità".
Sulla stessa linea la presidente dell'Unione cristiana evangelica battista d'Italia (UCEBI), la pastora Anna Maffei, che si dice non affatto offesa da tale sentenza: “Ridurre Cristo crocifisso in un segno di appartenenza che marca il territorio di uno Stato e difenderlo come simbolo nazionale significa aver completamente travisato la fede cristiana. Cristo si affidò ad una parola nuda da annunciare, non a simboli nazionali da preservare. I cristiani dovrebbero farsi portatori disarmati di questa parola e non pretendere niente".
Il pastore Holger Milkau, decano della Chiesa evangelica luterana in Italia (CELI), invitando al confronto sereno e dialogico, sostiene che "lo spazio pubblico non è il luogo dove esprimere prepotenze. Ovviamente la croce e il crocifisso sono simboli fondamentali del cristianesimo, ma non devono diventare motivo per oppressioni o liti".
Positivo anche il giudizio del teologo valdese Paolo Ricca citato da "Il Manifesto" di oggi: “Ritengo la sentenza della Corte Europea un provvedimento giusto. In una situazione di pluralismo religioso mi sembra che tale decisione debba essere adottata anche negli uffici pubblici, come le aule dei tribunali, e non solo in quelle scolastiche”.
Anche l'Alleanza evangelica Italiana (AEI) con un comunicato diffuso oggi valuta "molto positivamente" la sentenza della Corte Europea.
L'"Associazione 31 Ottobre per una scuola laica e pluralista degli evangelici italiani" ritiene che questa sentenza sia un'opportunità per il nostro paese di "sprovincializzarsi". Il suo presidente, Nicola Pantaleo, ha dichiarato: "Sostenere che il crocifisso costituisce un dato culturale e storico più che religioso, connaturato all’italianità, è dire il falso e forzare l’evidenza dei fatti. Si dimentica che esso è stato imposto dal fascismo assieme al ritratto del Duce e alla dichiarazione del cattolicesimo come religione di Stato con tutte le perniciose conseguenze che ne sono derivate per la libertà del nostro paese. Si dimentica altresì che la revisione del Concordato del 1984 ha modificato sensibilmente la situazione, cancellando la religione di Stato e rendendo facoltativo l’insegnamento della religione cattolica. Sappiamo che molto difficilmente vedremo i crocifissi rimossi dalle aule nel prossimo futuro ma resta intatto il riconoscimento di un principio sacrosanto in una società moderna e multiculturale, quello per cui nozioni, simboli e riti di una determinata fede religiosa non possono abitare nei luoghi aperti a tutti, che siano scuole, ospedali, uffici o tribunali".


Giovedì 05 Novembre,2009 Ore: 16:31
 
 
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Il crocifisso nelle aule scolastiche e negli uffici pubblici? Facciamo chiarezza

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