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www.ildialogo.org GARGANI E LE PRIMARIE DEL PARTITO POPOLARE.,di Nino Lanzetta

La settimana politica irpina
GARGANI E LE PRIMARIE DEL PARTITO POPOLARE.

di Nino Lanzetta

L’articolo dell’on.le Gargani “Primarie: ritorno al passato” (Corriere dell’Irpinia del 31 ottobre) merita qualche riflessione ed alcune considerazioni. L’onorevole non è nuovo a giudizi pesanti, sulla Margherita prima, ed ora sul Partito democratico che, secondo lui ( è un suo vecchio pallino!) avrebbe incluso, snaturandola, la Margherita, come quest’ultima aveva fatto prima con il partito popolare. E’ un dente che gli duole da tempo e che non riesce a togliersi, dimenticando che è andato via dal partito popolare, ben prima che questo desse luogo alla Margherita ed in occasione della sua mancata candidatura alle elezioni europee che ottenne, invece, da Forza Italia.
Le primarie del 25 ottobre scorso dal PD - scrive- “sono una cosa stravagante e dannosa per la democrazia”. Quella, poi, della dannosità delle primarie per la democrazia è davvero – lasciatemelo dire- una vera chicca, questa sì stravagante! “La democrazia … rifugge dal trasformismo collettivo, dalle emozioni collettive, dalla demagogia delle <occasionalità> che sono la caratteristica di questo voto indiscriminato”. Il giudizio, molto forte, appare anche molto immotivato. Dove vede la demagogia delle occasionalità in uno strumento previsto dallo Statuto del partito e già più volte utilizzato sia per l’elezione del segretario nazionale e di quelli regionali che delle relative assemblee? Dove la demagogia in una competizione che ha visto per mesi il coinvolgimento di migliaia di iscritti ed elettori (perché, si dimentica facilmente, che per votare occorreva implicitamente ammettere di essere elettori del partito) su mozioni e su candidati che si sono aspramente, anche se lealmente, battuti con differenze a volte anche marcate, e senza essere espressione di correnti organizzate?  E che il voto degli iscritti è stato confermato, quasi con le stesse percentuali, da quello degli elettori? Sull’accusa di populismo, poi, detta da un militante di un partito il cui leader, padre padrone, ha fatto della demagogia e del populismo l’unica bandiera ( ad unanime valutazione di politologi, sociologi e storici seri e al di sopra delle parti) è un po’ troppo! Quanto, poi, al trasformismo e alla fusione del PD a freddo, questa è davvero una … freddura! Il PDL nasce dal predellino di un’auto in quattro e quattr’otto; Forza Italia in un mese, mettendo insieme quello che restava di ex democristiani, ex socialisti, ex liberali e perfino ex comunisti. Non risulta esserci stati approfondimenti culturali o ideologici né riferimenti dottrinari a parte il proclama della discesa in campo! Infine, quanto al trasformismo è utile non rimestare il dito nella piaga, in una provincia nella quale quasi tutti i maggiori esponenti democristiani che hanno avuto rilievo nazionale (con la sola eccezione di Gerardo Bianco- Mancino è uscito dalla politica attiva-), hanno teorizzato per anni l’alleanza della DC, con le sinistre, anche quelle ancora comuniste (vedi Patti costituzionali) ed oggi hanno rinnegato,criticandolo violentemente, quel sistema di potere che loro stessi hanno messo in piedi in decenni di assoluto predominio politico in Campania ed in Irpinia e che si accingono a riprendere un’altra volta con il centro destra. Quanto alla “deriva plebiscitaria” e alla “strumentalizzazione dei cittadini” è incappato certamente in un lapsus freudiano: si riferiva a Berlusconi ed ai suoi ormai frequentissimi richiami al popolo ed ai suoi personali sondaggi.  Infine sulla natura del PD che “ con l’elezione di Bersani si è tornati al vecchio partito prima della fusione con la Margherita” siamo di fronte ad una previsione che ha del divinatorio perché fatta appena qualche giorno dopo l’elezione dl nuovo segretario, da un politico che, a quanto risulta, non ha mai dimostrato doti di  chiaroveggenza!
NINO LANZETTA


Luned́ 02 Novembre,2009 Ore: 15:17
 
 
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