Data: 28 dicembre 2006 Indirizzato a: Pope Benedict XVI Vatican City Roma, Italia 00193 Mio caro fratello pastore e servo di Gesù Cristo, Papa Benedetto XVI: Possa lo Spirito di Gesù incarnato, riconoscibile nelle vite e nel martirio dei Santi Innocenti, risvegliarti, innalzando la tua/nostra anima nel ministero pastorale di ogni giorno per la salvezza e la carità di tutta lumanità, in virtù della nascita di Gesù, nostro Signore e Salvatore! Il frate francescano Raniero Cantalamessa, tuo pastore, mi ha detto che se ti avessi scritto, mi avresti risposto. Così, attraverso lo stesso Spirito di riconciliazione e andando al di là dei doveri che Gesù ha saggiamente consigliato ai suoi stessi discepoli, voglio rivolgermi a te per la seconda volta, dopo quattro anni di suppliche, di messaggi sinceri fatti con amore fedele e grande speranza, ma rimasti inascoltati. Prego: “Che tu oggi possa sentire la voce di Dio e non indurire in cuore” (Ps. 95) Vorrei che tu mi incontrassi, insieme ad una delegazione di Santi Innocenti a Roma. La tua risposta, volta alla reale riconciliazione con tutto il Popolo di Dio nel mondo, dopo episodi che hanno mandato in frantumi tante vite umane e dopo le scioccanti violenze sessuali causate da ecclesiastici, deve cominciare a riconoscerci nello spezzare il pane e nelle vite spezzate, come membra del Corpo e del Sangue di Cristo. Molti leader ecclesiastici ed altri sono già stati ricevuti da te e dal tuo predecessore, perché noi no? Vorrei condividere con te la mia stessa esperienza non solo di persona violentata, ma consacrata a vivere in verità e carità, servendo il Popolo di Dio, dovendo appunto morire ogni giorno e perdonare coloro “che non sanno quello che fanno” (Luca 23,24) Lofferta pastorale che rivolgo a te resta questa: “Lascia il tuo dono allAltare” (Mt 5,23-24). Vorrei condividere con te alcuni dei frutti del mio fondo "The R.E.V.I.V.E. Trust Fund," riflettendo sul comando di Gesù di “restituire alle autorità civili ciò che loro compete e a Dio che gli compete”. Il tuo omonimo, papa Benedetto XV, ha già rappresentato un modello pastorale per noi. La tua/nostra risposta non deve essere quella del ricco chiamato da Gesù e neanche quella dellepisodio di Lazzaro, il mendicante, al quale si lasciano le briciole, senza lamore che “non manca mai” (1Cor 13,8). Ora, mio caro pastore e successore di Pietro, devi rispondere alla domanda di Gesù nel servizio al Vangelo “Mi ami tu?” (Gv. 21,15-19). Ti scrivo e invio questa lettera il 28 dicembre 2006, pregando nello Spirito, in memoria e nel riconoscimento dei Santi Innocenti, specialmente quelli di oggi, in Darfur e in Palestina, il luogo natale di Gesù, così come per lintercessione del tuo amato fratello e pastore di anima, Papa Giovanni XXIII e i nostri amati fratelli e servi dello Spirito in Africa, S. Charles Lwanga e i suoi compagni, che hanno sperimentato le sofferenze di una violenza sessuale, fino al martirio. Poiché la via del nostro ministero ci è illuminata dalla grazie, non dobbiamo scoraggiarci. Piuttosto, rinunciamo a tutto ciò che è vergognoso, nascosto; senza agire con perfidia e senza vanificare la parola di Dio, ma dichiarando apertamente la verità, ci raccomandiamo alla coscienza di ognuno davanti a Dio (2Cor 4,1-2). Aspetterò in pace, con preghiera e amore, di ricevere la tua risposta, nella speranza di poterti incontrare faccia a faccia, prima della Festa della conversione di S. Paolo. Fermo nello Spirito "Servus Servorum Dei," Michael-Vincent Crea, Pastore (Traduzione di Stefania Salomone)
Giovedì, 26 luglio 2007
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