Il dibatttto sulla messa in latino
COSTITUZIONE APOSTOLICA DI PAOLO VI «MISSALE ROMANUM»

di PAOLO PP. VI

Riprendiamo questo documento da Forum Koinonia (62) con la seguente presentazione di p. Alberto che ringraziamo.

Cari amici,

immagino che stiate facendo anche voi le vostre considerazioni sul “Motu proprio” di Benedetto XVI, che rilancia e liberalizza (non “ripristina”, perché non sarebbe mai stato abrogato!) il Messale romano in uso prima della riforma di Paolo VI, fatta in ottemperanza alle decisioni e indicazioni del Vaticano II: una riforma della riforma?

Per aiutarci ad uscire da sconcerto e confusione, mi limito ad offrire una lettura parallela dei due testi di promulgazione, quello appunto di Paolo VI e quello di Benedetto XVI, diversi non solo per tono e contenuto, ma anche nel loro valore formale: “Costituzione apostolica” il primo, in attuazione di un Concilio ecumenico; “Motu proprio” il secondo, in favore di quanti col Concilio hanno rotto. In realtà, la lettera di Papa Ratzinger ha un piglio molto personale e sembra volersi togliere qualche sassolino, a beneficio della riconciliazione e dell’unità della Chiesa. Ma questo sarà dato vederlo. Per ora si può dire soltanto che i seguaci di mons. Lefebvre si fanno un merito di essere stati “strumenti per pungolare Roma e giungere fino a questo giorno... ma questo documento è una tappa fondamentale in un percorso che ora potrà accelerare” (Mons. Fellay).

Il fatto significativo è comunque che sembra esserci ascolto della base, anche di voci di protesta, e anche in caso di rottura: questo vuol dire che un “dissenso” motivato è legittimo e doveroso. Se ne fa voce un Comunicato di “Noi siamo chiesa”, che riportiamo. E se una volontà di riconciliazione è totale, essa dovrebbe raggiungere anche altre persone ed altri settori della chiesa: pensiamo ad esempio a tutta la vicenda della “Teologia della liberazione”, da guardare non solo con occhio di teologo ma nella prospettiva del Pastore.

Ci stiamo orientando a fare del prossimo ciclo di incontri “Un anno con don Milani”: vogliamo ispirarci alla sua “spiritualità” e farci guidare dalla sua parola: anche in questo caso, dopo la “Lettera a don Piero” ecco una sua lettera a Gaetano Carcano del 1958, che ci aiuta a trovare l’intonazione giusta per attraversare anche questi eventi. Altre considerazioni di don Milani in proposito si possono trovare in Esperienze pastorali, ma queste verranno riportate sul prossimo numero di Koinonia. Tutto ci dice che non si può stare a guardare e ad aspettare, ma che bisogna entrare nel vivo degli eventi, in cui del resto siamo coinvolti anche a non volere.

Nella speranza di non essere importuno con voi (ma si può sempre rimediare: basta saperlo!), un saluto di solidarietà “nella tribolazione, nel regno e nella costanza in Gesù” (Ap 1,9).

Alberto


Per il testo del motu proprio e della lettera di Benedetto XVI clicca qui.



COSTITUZIONE APOSTOLICA DI PAOLO VI «MISSALE ROMANUM»


Da quando si è sviluppato e diffuso nel popolo cristiano il movimento liturgico che, secondo l’espressione del Nostro Predecessore Pio XII, di venerata memoria, deve essere considerato come un segno della provvidenziale disposizione di Dio per gli u?mini del nostro tempo, un passaggio salutare dello Spirito Santo nella sua Chiesa, si è sentita l’esigenza che le formule del Messale Romano fossero rivedute e arricchite. Primo passo di tale riforma è stata l’opera del Nostro Predecessore Pio XII con la riforma della Veglia Pasquale e del Rito della Settimana Santa, che costituì il primo pass? dell’adattamento del Messale Romano alla mentalità contemporanea.

Il recente Concilio Ecumenico Vaticano II, promulgando la Costituzione Sacrosanctum Concilium, ha posto le basi della riforma generale del Messale Romano, stabilendo che: L’ordinamento dei testi e dei riti deve essere condotto in modo che le sante realtà, da essi significate, siano espresse più chiaramente (Cf Sacrosanctum Concilium); che: L’Ordinamento rituale della Messa sia riveduto in modo che apparisca più chiaramente la natura specifica delle singole parti e la loro mutua connessione, e sia resa più facile la pia e attiva partecipazione dei fedeli (Cf ibid., n. 50); e inoltre: Perché la mensa della Parola di Dio sia preparata ai fedeli con maggiore abbondanza, vengano aperti più largamente i tesori della Bibbia (Cf ibid., n. 51); e infine che: Venga redatto un nuovo rito della concelebrazione da inserirsi nel Pontificale e nel Messale Romano (Cf ibid., n. 58).

Non bisogna tuttavia pensare che tale revisione del Messale Romano sia stata improvvisata: le hanno, senza dubbio, aperta la via i progressi che la scienza liturgica ha compiuto negli ultimi quattro secoli... Sono state scoperte e pubblicate le più antiche fonti liturgiche, e nello stesso tempo sono state meglio conosciute le formule liturgiche della Chiesa Orientale; e così molti hanno insistito, perché tali ricchezze dottrinali e insieme spirituali non rimanessero nell’oscurità delle biblioteche, ma venissero invece messe in luce per rischiarare e nutrire la mente e l’animo dei cristiani.

... Per ciò che riguarda l’Ordinario della Messa, i riti, pur conservandone fedelmente la sostanza, sono stati semplificati (Cf ibid. n. 50, p. 114). Si s?no pure tralasciati quegli elementi che con il passare dei secoli furono duplicati o meno utilmente aggiunti (Ibid.), soprattutto nei riti dell’offerta del pane e del vino e in quelli della frazione del pane e della Comunione.

Si sono pure ristabiliti, secondo le tradizioni dei Padri, alcuni elementi che con il tempo erano andati perduti (Cf ibid.); per esempio l’Omelia (Cf ibid. n. 52), la Preghiera universale o Preghiera dei fedeli (Cf ibid. n. 53), l’atto penitenziale, cioè l’atto di riconciliazione con Dio e con i fratelli, all’inizio della Messa, che giustamente è stato rivalutato.

Secondo la prescrizione del Concilio Vaticano II, che stabiliva: In un determinato numero di anni, si leggano al popolo le parti più importanti della Sacra Scrittura (Cf ibid. n. 51), tutto il complesso delle Letture delle domeniche è suddiviso in un ciclo di tre anni. Inoltre in tutti i giorni festivi, le letture dell’Epistola e del Vangelo sono precedute da un’altra lettura tratta dall’Antico Testamento oppure, nel Tempo Pasquale, dagli Atti degli Apostoli. In tal modo è messo più chiaramente in luce lo sviluppo del mistero della salvezza, a partire dallo stesso testo della rivelazione. Tale larghissima abbondanza di letture bibliche, che propone ai fedeli nei giorni festivi la parte più importante della Sacra Scrittura, viene completata da altre parti dei libri santi letti nei giorni feriali.

Tutto ciò è ordinato in modo da far aumentare sempre più nei fedeli quella fame d’ascoltare la parola del Signore (Cf Am 8, 11) che, sotto la guida dello Spirito Santo, spinga il popolo della nuova Alleanza alla perfetta unità della Chiesa. Con queste disposizioni nutriamo viva speranza che sacerdoti e fedeli prepareranno più santamente il loro animo alla Cena del Signore, e nello stesso tempo, meditando più profondamente le Sacre Scritture, si nutriranno ogni giorno di più delle parole del Signore. Secondo quanto è detto dal Concilio Vaticano II, le Sacre Scritture saranno cosi per tutti una sorgente perenne di vita spirituale, un mezzo di prim’ordine nel trasmettere la dottrina cristiana e infine l’essenza stessa di tutta la teologia.

...Infine, vogliamo qui riassumere efficacemente quanto abbiamo finora esposto sul nuovo Messale Romano. Il Nostro Predecessore san Pi? V, promulgando l’edizione ufficiale del Messale Romano, lo presentò al popolo cristiano come fattore di unità liturgica e segno della purezza del culto della Chiesa. Allo stesso modo Noi abbiamo accolto nel nuovo Messale legittime varietà e adattamenti, secondo le norme del Concilio Vaticano II (Cf CONC. VAT. II, Cost. sulla Sacra Liturgia Sacrosanctum Concilium, nn. 38-40: AAS 56 (1964), p. 110); tuttavia confidiamo che questo messale sarà accolto dai fedeli come mezzo per testimoniare e affermare l’unità di tutti, e che per mezzo di esso, in tanta varietà di lingue, salirà al Padre celeste, per mezzo del nostro sommo Sacerdote Gesù Cristo, nello Spirito Santo, più fragrante di ogni incenso, una sola e identica preghiera.

Quanto abbiamo qui stabilito e ordinato vogliamo che rimanga valido ed efficace, ora e in futuro, nonostante quanto vi possa essere in
contrario nelle Costituzioni e negli Ordinamenti
Apostolici dei Nostri Predecessori e in altre disposizioni, anche degne di particolare menzione e deroga.

Dato a Roma, presso S. Pietro, il 3 aprile 1969, Giovedì Santo, anno sesto del Nostro Pontificato.


PAOLO PP. VI



Lunedì, 09 luglio 2007