Riprendiamo questo articolo da da Korazym - http://www.korazym.org/news1.asp?Id=25250
Non ci sono preti? Semplice, la Celebrazione Eucaristica può essere presieduta da chiunque, "uomo o donna, omo o
eterosessuale, sposato o celibe". Nessuna provocazione, ma una proposta concreta lanciata dai domenicani neerlandesi, al
centro dellultima polemica scoppiata nella Chiesa nel Paese, tra le più tormentate nel dopo Concilio. Lidea è contenuta
in "Kerk en Ambt" (Chiesa e Ministero), opuscolo di 38 pagine, diffuso nelle 1.300 parrocchie cattoliche, come spiegato dal
settimanale cattolico inglese The Tablet, citato a sua volta dal vaticanista dellEspresso, Sandro Magister, nel suo blog.
Il libello nasce per rispondere ai casi sempre più frequenti di parrocchie chiuse per lassenza di preti o di fedeli (dal
2000, sarebbero circa 200). Unemergenza che per gli autori di "Kerk en Ambt" (i teologi André Lascaris e Ad Willems,
insieme a Jan Nieuwenhuis, già direttore del centro ecumenico di Amsterdam, e Harrie Salemans, parroco a Utrecht) può
essere affrontata dando il permesso ai laici di presiedere la Messa. "Oggi, la Chiesa è centrata sui preti e ritiene il
presbiterato più importante delle comunità di fedeli", ha affermato Salemans in una intervista pubblicata sul sito
dell’ordine domenicano olandese. Ma "questo segna la fine delle congregazioni locali". Da qui, la convinzione che la
comunità possa scegliere al suo interno una sorta di delegato per poi pronunciare insieme la formula della consacrazione.
"Pronunciare queste parole non è un diritto riservato al prete, - si legge - ma la consapevole espressione di fede
dell’intera comunità".
In modo sorprendente, il sacramento dellOrdine verrebbe di fatto bypassato. La proposta colpisce perché non nasce dalla
mente di qualche teologo isolato, ma ha ricevuto lapprovazione dei superiori dei domenicani nei Paesi Bassi. Un crisma di
ufficialità che non è piaciuto ai vescovi che si riservano di replicare ufficialmente, sebbene abbiano già chiarito che
lidea dei domenicani è "in conflitto con la dottrina della Chiesa cattolica".
I Paesi Bassi continuano così a confrontarsi con leco del dopo Concilio Vaticano II, che fu accolto in modo controverso,
con scelte che divisero i fedeli e apparvero come fughe in avanti. È emblematica la vicenda ruotata intorno al cosiddetto
"Nuovo Catechismo", un testo approvato nel 1966 dall’allora arcivescovo di Utrecht, il cardinale Bernard Alfrink. Si
trattava di un documento che interpretò lo spirito conciliare nellottica di decise aperture su temi morali (omosessualità,
aborto, divorzio e anticoncezionali), ecclesiali (il sacerdozio delle donne e il celibato dei preti) e sociali (nuovi
rapporti con il calvinismo e il marxismo). Punti a cui si aggiunsero anche alcune distorsioni dottrinali che furono
corrette dalla Santa Sede, fino allelaborazione nel 1969 di un "Supplemento al Nuovo catechismo", pubblicato quando la
prima versione non autorizzata aveva già fatto il giro del mondo.
Sta di fatto che la Chiesa cattolica nei Paesi Bassi rimase legata a quel clima di apertura, non senza contrasti duri e
polemiche contro il centralismo curiale romano, a tal punto che nel 1980, papa Giovanni Paolo II decise di convocare in
Vaticano un Sinodo dei vescovi dei Paesi Bassi su un tema eloquente: "L’esercizio del lavoro pastorale della Chiesa nei
Paesi Bassi, nelle presenti circostanze, affinché la Chiesa si manifesti sempre, innanzitutto come comunione". Uno stile
che fece fatica ad affermarsi, come dimostrano, per esempio, le polemiche sulla nomina del nuovo arcivescovo di Utrecht, il
cardinale Adrianus Simonis, considerato un conservatore, ma anche le manifestazioni di piazza contro la visita di papa
Giovanni Paolo II nel Regno dei Paesi Bassi, nel 1985. Iniziò allora quella che per alcuni osservatori fu una vera e
propria normalizzazione della Chiesa locale, che attualmente vede ridimensionate le polemiche, anche a causa di una
secolarizzazione galoppante.
"Molti di coloro che hanno fatto quella stagione non ci sono più: o sono morti, o hanno lasciato la Chiesa", ha spiegato
Jan van Hooydonk, direttore del quindicinale cattolico Volzin (Pieno senso), a Vittoria Prisciandaro di Jesus. "I cattolici
progressisti e liberali, soprattutto gli intellettuali, le persone che in qualche modo avevano sostenuto quel tipo di
Chiesa, si sono come ritirate in una sorta di emigrazione interiore".
In campo, rimangono ancora delle prese di distanza, come lesperienza delle comunità ecumeniche di base che, in pieno
contrasto con le direttive di Roma, propongono celebrazioni eucaristiche miste tra protestanti e cattolici. Accanto a
queste spinte, tuttavia, si registra un risveglio della fede tra i giovani (specie sullonda delle Giornate Mondiali della
Gioventù), anche se si parla sempre di realtà minoritarie. Lo ha spiegato allagenzia Zenit, Ed Arons, 58 anni, direttore
del settimanale Katholiek Nieuwsblad convinto che il periodo del dopo Concilio continui a condizionare la pratica religiosa
di oggi. "La maggior parte di quella generazione - dice - è ancora persa e ha influenzato i propri figli in modo negativo,
tenendoli lontani dalle ricchezza di Dio nella Chiesa".
Ma in che acque naviga la Chiesa nei Paesi Bassi? Spiegava lo stesso cardinale Simonis, in unintervista a 30 Giorni del
2000: "I contestatori del movimento Otto maggio (movimento nato il giorno prima della visita del papa nei Paesi Bassi)
qualche tempo fa riempivano arene da diecimila persone e oltre, oramai non arrivano neanche a meno della metà. E chi ha
partecipato a tali raduni mi racconta che di giovani ce ne erano pochi. Lo ripeto con Willebrands: Non hanno successori.
Solo chi è nella Tradizione rimane nella fede. Neppure noi abbiamo adunate oceaniche di successori, ma ci basta un seme,
e ci basta seguire, come fecero gli apostoli".
Martedì, 25 settembre 2007
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