Riprendiamo questo articolo dal sito: http://espresso.repubblica.it/dettaglio-local/Il-monsignore-nei-guai-anche-in-Svizzera/2033594/6
LIVORNO. Toscano fino al midollo, nato 66 anni fa nel cuore del Mugello, monsignor Fabio Fabbri, indagato dalla Procura nellambito della maxi-inchiesta sulla truffa internazionale con le carte clonate, non è sconosciuto neppure alla giustizia degli altri paesi. Risulta, infatti, che sia indagato in Svizzera per riciclaggio. E da qui, probabilmente, che ha origine il suo legame con Mario Maggiolo, che aveva scelto come avvocato difensore per i suoi procedimenti. Di lui, del prete indagato, si ricorda il rapporto strettissimo con monsignor Cesare Curioni, per oltre trentanni cappellano capo al carcere milanese di San Vittore, il tentativo di condurre in porto una difficilissima trattativa con le Br per salvare la vita a Aldo Moro, e anche il fatto che lo stesso Fabbri abbia fatto parte del Consiglio pastorale nazionale dei cappellani carcerari, ricoprendone il ruolo di segretario. Un personaggio importante e conosciuto, dunque, anche nella mappa del potere interno agli istituti di pena. Maggiolo aveva rapporti con lui, inizialmente per motivi solo professionali e successivamente, a detta della Procura livornese, anche per operazioni di altro tipo, e con unaltra lunga serie di persone coinvolte nellinchiesta. A cominciare da Michel Azzam Mansour, detto Mitch, lamericano di 64 anni che vive in Grecia e che, secondo gli inquirenti, era la base operativa ad Atene dellattività dellorganizzazione. Proprio nella capitale greca sono stati trovati, negli ambienti che venivano frequentati da Maggiolo, alcuni quadri che appartenevano a Bruno Lenzi. Una curiosità, più che un particolare rilevante ai fini di questindagine, dalla quale però potrebbero partire altri accertamenti riguardanti il passaggio delle opere darte trovate a Atene un po a sorpresa. I rapporti fra Maggiolo e Lenzi sono conosciuti: lex presidente della Porto di Livorno 2000, indagato per peculato insieme ad altre persone che collaboravano con lui nella società del porto passeggeri, ha scelto lavvocato attualmente agli arresti domiciliari come suo difensore. Non è da escludere, dunque, che queste opere siano finite a Maggiolo, e da lui ad Atene, nellambito di questo rapporto. Frattanto, è stato completato il giro degli interrogatori di garanzia. Nessuno ha risposto alle domande della giudice Elsa Iadaresta, a parte Maggiolo, il cui avvocato Giuseppe Conti sembra sul punto di chiedere la scarcerazione. Resta da decidere se presentare istanza allufficio del gip del tribunale di Livorno (una cui componente, la giudice Elsa Iadaresta, ha firmato lordinanza di custodia cautelare eseguita nei giorni scorsi) o se ricorrere, invece, al tribunale del riesame di Firenze, scelta che garantirebbe tempi certi nella fissazione della discussione e nellemissione del pronunciamento.
Venerd́, 18 luglio 2008
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