Celibato, divorzio, eucaristia: la chiesa deve ascoltare.
di Agenzia ADISTA del 29-2-2008
Proposte di riforma di un vescovo austriaco
DOC-1967. VIENNA-ADISTA. 29 feb. 2008 La Chiesa non è al capolinea: di fronte alla molteplicità di temi e problemi che oggi
si trova di fronte, e che a volte sembrano insormontabili, ha la possibilità di continuare ad essere una realtà credibile e
ricca di significato per gli uomini e le donne di oggi. Ad una condizione, però: quella, cioè, di avere il coraggio di
compiere scelte radicali che le consentano di rispondere più efficacemente alle esigenze dei credenti e di una società che
è cambiata. È questo, in sintesi, il contenuto dellultimo libro del vescovo ausiliare di Vienna mons. Helmut Krätzl,
intitolato proprio Eine Kirche, die Zukunft hat. 12 Essays zu scheinbar unlösbaren Kirchenproblemen ("Una Chiesa che ha
futuro. 12 saggi su problemi ecclesiali apparentemente irrisolvibili"), pubblicato recentemente in Austria dalla casa
editrice Styria, che Krätzl ha scritto in occasione del trentennale della sua consacrazione episcopale. Vescovo da tre
decenni, dunque, ma sempre "soltanto" come ausiliare: nel 1985, alle dimissioni dellarcivescovo di Vienna, card. Franz
König, erano in molti ad attendersi che proprio lui fosse scelto come successore, ma ciò non accadde, né in quelloccasione
né in seguito. Daltronde Krätzl non ha mai nascosto le sue posizioni di grande apertura, per le quali forse ha pagato il
prezzo di una carriera bloccata: già nel 1992, ad esempio, ebbe ad affermare che il celibato sacerdotale è "una forma di
vita ricca di significato", ma che occorreva allo stesso tempo domandarsi se fosse responsabile accettare che molte
comunità non potessero celebrare leucaristia per "colpa" del diritto canonico. "Che una comunità celebri leucaristia
appartiene a ciò che è costitutivo", aveva affermato allora, aggiungendo che "rispettare questo valore è più importante di
una legge di diritto ecclesiastico" (v. Adista n. 58/92). E rispetto alla questione dei divorziati risposati, nel 1994
suscitò scalpore un suo articolo sul settimanale Die Furche in cui ricordava che nel 1972 il card. Joseph Ratzinger, allora
docente di dogmatica a Regensburg, scrisse che, in alcune circostanze, ai divorziati risposati deve essere concesso di
ricevere la Comunione. Perché, si chiedeva mons. Krätzl, ciò che sembrava teologicamente fondato ventanni fa non dovrebbe
essere applicato oggi? Venerdì, 29 febbraio 2008 |