Il Motu proprio con il quale papa Ratzinger ha liberalizzato luso della liturgia anteriore alla riforma di Paolo VI ed il
documento "Risposte a quesiti riguardanti alcuni aspetti circa la dottrina della Chiesa" non sono che gli ultimi due
segnali in ordine di tempo di una sistematica opera di cancellazione del Concilio in atto già da molti anni allinterno
della Chiesa.
Il documento appena pubblicato dalla Congregazione per la dottrina della fede non fa che ribadire quanto già affermato in
altri testi precedenti. Nella "Dominus Jesus" del 2000 - firmata dallallora cardinal Ratzinger e contenente un compendio
estremamente chiaro dell"escusivismo veritativo" che informa la teologia dellattuale papa - si leggeva: «Le comunità
ecclesiali che non hanno conservato lepiscopato valido e la genuina e integra sostanza del mistero eucaristico, non sono
Chiese in senso proprio». L ulteriore precisazione che arriva oggi - nata dallesigenza di sgombrare il campo da
"interpretazioni infondate" e "inaccettabili" dellinsegnamento del Concilio - non marcherà di produrre effetti negativi
sui rapporti con le comunità protestanti.
Non va meglio la situazione sul fronte del dialogo interreligioso, in particolare per quanto concerne le relazioni tra
cattolici ed ebrei. Le polemiche montate negli ultimi giorni sul rito tridentino e le espressioni antisemite in esso
contenute sono solamente la punta delliceberg di una rete di questioni ben più articolata. In un lungo e dettagliato
articolo pubblicato allinizio di maggio sulla rivista inglese The Tablet , Edward Kessler - esperto del Centro studi sulle
relazioni tra ebrei e cristiani dellUniversità di Cambridge - ha descritto lo scontro in Curia «fra una sempre più
cospicua ed agguerrita fazione di tradizionalisti, alcuni dei quali intenzionati a riportare le lancette della storia a
prima del 1965 (quando la Nostra Aetate aprì una nuova era nella relazioni tra ebrei e cattolici), e una sempre più
marginalizzata ala di esponenti liberali». Kessler ha citato alcuni passaggi dellomelia della domenica della Palme
pronunciata da padre Raniero Cantalamessa, in cui il predicatore della casa pontificia ha commentato il racconto della
Passione cercando di correggere la teoria circolata «in seguito alla tragedia della Shoa» e tendente ad attribuire quasi
esclusivamente ai romani le responsabilità per la condanna di Gesù. «I quattro vangeli - ha dichiarato Cantalamessa -
attestano, si può dire a ogni pagina, un contrasto religioso crescente tra Gesù e un gruppo influente di giudei (farisei,
dottori della legge, scribi) sullosservanza del sabato, sullatteggiamento verso i peccatori e i pubblicani, sul puro e
sullimpuro. Una volta però dimostrata lesistenza di questo contrasto come si può pensare che esso non abbia giocato alcun
ruolo al momento della resa finale dei conti e che le autorità ebraiche si siano decise a denunziare Gesù a Pilato
unicamente per paura di un intervento armato dei romani, quasi a malincuore?». Secondo Cantalamessa, occorre superare la
teoria secondo la quale «i vangeli hanno scagionato Pilato e accusato di essa i capi dellebraismo per tranquillizzare le
autorità romane sul loro conto e farsele amiche». Ha scritto Kessler nel suo articolo: «Ciò che preoccupa di più nella
predica di Cantalamessa è che non abbia generato alcuna reazione critica, malgrado sia stata anche pubblicata sulla stampa
ufficiale del Vaticano».
Insomma, sono ormai lontani i tempi dello storico incontro di preghiera con i rappresentanti delle altre religioni
organizzato da Giovanni Paolo II nel 1986 ad Assisi. A ricordarcelo è stato lo stesso Ratzinger nel corso di una recente
visita nella cittadina umbra in occasione dellVIII centenario della conversione di san Francesco: «La luce del Poverello
su quelliniziativa - ha detto Ratzinger rievocando il gesto del suo predecessore, con laggiunta di una sua "corretta"
interpretazione - era una garanzia di autenticità cristiana, giacché la sua vita e il suo messaggio poggiano così
visibilmente sulla scelta di Cristo da respingere a priori qualunque tentazione di indifferentismo religioso, che nulla
avrebbe a che vedere con lautentico dialogo interreligioso».
11/07/2007 su Liberazione pag.2 - http://www.liberazione.it/
Mercoledì, 11 luglio 2007
|