La settimana politica.
FASSINO AD AVELLINO CHIUDE A DE MITA!

di NINO LANZETTA

Il Partito democratico dice no a future alleanze con i popolari di De Mita! E’ quanto è emerso con chiarezza dal convegno del partito democratico svoltosi al Viva Hotel di Avellino il 29 luglio alla presenza dell’on. Piero Fassino, dell’ex Presidente della Provincia Alberta De Simone, del sindaco di Avellino Pino Galasso, del senatore Enzo De Luca e del coordinatore provinciale del partito Franco Vittoria.
L’on. Fassino è stato deciso: non ci si allea con chi ha determinato la fine della legislatura alla Provincia, con il solo obbiettivo di penalizzare il territorio. Ha precisato che le alleanze in periferia non devono per forza seguire quelle nazionali. E’ vero che il partito sta cercando un’intesa con l’UDC, che per ora si ferma al modo di fare un’ opposizione più efficace, ma anche una eventuale futura alleanza, non obbligherebbe il partito, a livello locale, ad uniformarsi. Le realtà periferiche spesso presentano situazioni particolari delle quali occorre tener conto, e in Irpinia non ci sono le condizioni per un’alleanza con De Mita. Ha scelto un’altra strada, che non è quella del PD. Ognuno vada per la sua strada!
. La De Simone è stata ancora più chiara. Quello di De Mita alla Provincia è stato un omicidio politico. Ma la storia non si ferma. L’Irpinia può e deve fare a meno di De Mita. Senza padroni e recuperando un rapporto con la gente, quella seria e laboriosa, soprattutto i giovani, le donne e i lavoratori, si può costruire davvero un partito nuovo.
Cambiare l’Irpinia -sottolinea la De Simone - si può e si deve. E’ l’impegno che deve prendere il partito democratico, se davvero vorrà essere un partito nuovo, volto a modificare il modo di fare politica in questa provincia. Non per se stessi, ma per la collettività. Umiltà, trasparenza, rapporto con la gente, sono requisiti necessari per costruire il futuro partito. L’uscita di De Mita dal PD è un’opportunità. Basta con la vecchia politica, con le clientele, i padrini, l’occupazione del potere e delle poltrone. I giovani - sottolinea ancora l’oratrice- devono- essere messi in condizione di trovarsi da soli il lavoro senza chiederlo ai politici di turno. Chissà se questi concetti -rivoluzionari per l’Irpinia - sono già stati metabolizzati da tutti i suoi compagni dirigenti, alcuni dei quali, campioni di clientelismo nel passato, le sedevano accanto!
Sarebbe, questa sì, una notizia rivoluzionaria. Peccato che subito dopo si sia parlato di nomine all’Altocalore, riproponendo gli schemi di sempre. La classe dirigente del partito, se davvero vorrà essere al servizio della gente e cambiare questa provincia, dovrà fare, con umiltà e perseveranza, una profonda riflessione. Se veramente si vuole cambiare musica, e superare, nei fatti, il demotismo, si deve cambiare spartito. Innanzi tutto con De Mita non si tratta né si accetta il suo gruppo come se fosse un nuovo partito, del resto mai costituito. Se si deve trattare, si tratti direttamente con l’UDC. Se De Mita si muove in autonomia vada da solo per la sua strada, anche se questa potrebbe condurlo nelle braccia di Berlusconi. Seguirebbe, lui il maestro, i suoi ex discepoli Gargani e Zecchino, che una volta tanto lo avrebbero preceduto!
Intanto, sui rapporti con la sinistra, l’UDC irpino si spacca. Contro il pur timido tentativo di iniziare un rapporto con il PD, del segretario D’Amelio, di Pratola e Romei, insorge la maggioranza del Comitato politico che si dimette in blocco. Il partito è ora commissariato nelle mani dell’on. Pionati fino all’elezione dei nuovi organismi, previste nel prossimo mese di ottobre. Pionati è sempre stato radicalmente critico nei confronti del centro sinistra, sia alla Provincia che alla Regione ed ha combattuto aspramente il demitismo. Pare che sia ancora di quest’idea e la coabitazione con De Mita si presenta problematica. E’ una delle tante ambiguità di questa provincia! Come evolverà il suo pensiero lo vedremo alle prossime elezioni amministrative. Ci auguriamo solo che finiscano le doppiezze, gli equivoci le ipocrisie e si faccia davvero chiarezza. L’elettore ha diritto di essere messo in condizione di comprendere e di giudicare. Anche questo è un imperativo etico della politica.

NINO LANZETTA



Giovedì, 21 agosto 2008