Settimana di preghiera.
A Milano una riflessione sullo stato di salute dellecumenismo
di Agenzia NEV del 23-1-2008
Il cardinal Tettamanzi, la pastora Tomassone e il metropolita Hatzopoulos a confronto
Roma (NEV), 23 gennaio 2008 - È stato un confronto schietto sullo stato di salute dellecumenismo tra le chiese europee, quello che si è svolto a Busto Arsizio (VA) lo scorso 19 gennaio in apertura della Settimana di preghiera per lunità dei cristiani (SPUC) e promosso dalla diocesi di Milano. Hanno parlato dellera “post-Sibiu” il cardinale Dionigi Tettamanzi, arcivescovo di Milano; la pastora valdese Letizia Tomassone, vicepresidente della Federazione delle chiese evangeliche in Italia (FCEI); e il metropolita Athanasios Hatzopoulos, rappresentante della Chiesa di Grecia presso lUnione Europea a Bruxelles. A pochi mesi dalla Terza Assemblea ecumenica europea di Sibiu (Romania), come proseguire il cammino comune? Secondo la pastora Tomassone sembrerebbero “prevalere le ombre per unoccasione mancata nel già sofferto cammino verso lunità dei cristiani. LAssemblea non ha offerto concrete occasioni di dialogo tra i presenti. Hanno avuto il sopravvento preoccupazioni istituzionali e burocratiche che hanno dato limpressione di una perdita di fiducia nelle relazioni ecumeniche. Se sono soprattutto i rapporti tra cattolici e protestanti ad attraversare un momento di difficoltà, resta forte una richiesta di dialogo che non necessariamente trova spazio negli ambiti istituzionali. Dentro le chiese cristiane soffia lo Spirito di Dio e occorre mantenere il difficile crinale del dialogo. Soltanto la presenza di Dio può guarire le ferite e riconciliare i credenti”. Il cardinale Tettamanzi ha chiesto pazienza nei giudizi sul bilancio dellAssemblea di Sibiu: “Camminiamo lungo una strada di non ritorno. La meta non deve essere necessariamente lunità tra le chiese, ma tra i cristiani. Lecumenismo è ormai nel DNA dei cristiani”. “Lunità - ha ribadito il metropolita Hatzopoulos - deve essere vissuta non come un dovere, ma come gioia e per fare questo occorre imparare dalla storia dei primi cristiani, che basavano i loro rapporti sul confronto paziente e anche sul compromesso, quando non erano in gioco i capisaldi della fede”. Sabato, 26 gennaio 2008 |