" Il capitalismo, sintetizzato nel liberismo e nelleconomia liberale, che ha combattuto il comunismo e il marxismo materialista, è caduto negli stessi errori del suo antagonista ideologico, finendo con il proporre unaltra forma di materialismo che si sostiene e si alimneta con il consumismo del superfluo: il materialismo edonistico.
Il capitalismo spinto
La globalizzazione dei mercati, intesa come momento culminante del capitalismo spinto, per essere accettata necessita di essere imposta; il consumismo a cui porta non può essere accettato passivamente dai popoli, che non vogliono privilegiare i consumi fittizi, ma le necessità reali.
Tra laltro proprio la globalizzazione provoca lacuirsi dello sfruttamento del lavoro minorile, del lavoro femminile sottopagato, perché produce esigenze di manovalanza a basso costo, tutto a discapito dei livelli di istruzione, perché gli stessi genitori inseriscono i figli nel panorama sordido dello sfruttamento prima possibile; lo impone la legge della sopravvivenza. Dopo avere usato tutte le leve del marketing avanzato, la politica della globalizzazione deve imporsi con altri mezzi, anche con i mezzi della violenza. Questo capitalismo avanzato e spinto alle estreme conseguenze , promosso indiscriminatamente dall’opulento mondo occidentale, conduce a diverse forme di consumo; oggi non si produce più per soddisfare i bisogni del consumatore, o per migliorare la qualità della vita, oggi si produce e basta, quindi, attraverso luso indiscriminato delle leve di marketing, si creano falsi bisogni; il consumatore è solamente unentità da sfruttare attraverso limposizione di falsi bisogni.
Alla base delle guerre, in questo esordio cruento del 3° millennio, cè linteresse economico, sia di singole multinazionali, che di Stati i cui vertici sono assoggettati a quelle stesse multinazionali che ne hanno sponsorizzato la formazione; questo interesse trova nella globalizzazione dei mercati la sua attualità.
Possiamo affermare che leconomia capitalistica genera la globalizzazione dei mercati, la loro fusione consequenziale, per affermarsi sempre più, genera le politiche aggressive.
Di segno opposto è lindicazione operativa del cooperativismo, che si realizza nella integrazione fra i popoli, lintegrazione fra i popoli non è altro che la internazionalizzazione del concetto portante del cooperativismo, che a sua volta è laggiornamento delloriginario concetto di corporativismo cattolico.
Con il concetto di integrazione fra i popoli viene recuperato il ruolo etico delleconomia, che ritorna ad essere una funzione al servizio delluomo, e non, come accade nel sistema capitalistico, un modo per asservirlo alle esigenze delleconomia, fino alle estreme conseguenze, con lo sfruttamento, con una nuova schiavitù, con laggressività camuffata da nobili ideali, ma in realtà finalizzata alla rapina delle materie prime e delle fonti energetiche che servono al capitalismo in maniera sempre più esponenziale, mentre intere popolazioni, che, peraltro, costituiscono la grande maggioranza della popolazione mondiale, covano la ribellione motivata e giustificata dallindigenza.
Rimane ancora valida larchitettura sociale impostata da Giuseppe Toniolo nel clima di vivace apertura sociale negli anni della RN, riconosciuta universalmente come la risposta cattolica al marxismo rivoluzionario, che proseguirà la sua strada culminando nella rivoluzione di ottobre del 1917, quando realizzerà una ulteriore forma di capitalismo, quello di Stato, anchesso distante dalle reali necessità delle classi intermedie e di quelle operaie. Qualunque forma di capitalismo, vuoi che sia in senso marxista di Stato o in senso neo-liberista dei singoli capitalisti, necessita di una politica forte, in grado di agevolare i programmi di penetrazione nei mercati degli altri paesi. Per questo sostengo che il capitalismo in sé genera la violenza, che si realizza nelle attività belliche.
La posizione intermedia di Toniolo apparve subito come la grande risposta, in campo economico-sociale, sia allideologia liberale con il suo capitalismo individuale, sia al sistema socialista, con il suo capitalismo di Stato.
Nel mondo del capitalismo spinto emerge una figura anomala, quella dell imprenditore, praticamente un capitalista senza capitali, che usufruisce di prestiti da parte dei capitalisti o delle banche da questi ultimi create, assume manodopera e produce, accollandosi i rischi. Questa è una figura tipica del capitalismo dassalto, perché limprenditore, in effetti, pur se teoricamente assume i rischi dellimpresa, in pratica non rischia molto, se non un fallimento con conseguente insolvenza, che andrà a pesare su quanti gli hanno prestato fiducia, dalle banche, ai privati, ai fornitori.
A sostegno del capitalismo puro deve intervenire anche lautorità pubblica, spesso sollecitata dagli stessi capitalisti e/o imprenditori, con leggi protettive, imposte doganali sui prodotti concorrenti, cambi internazionali controllati, permessi di importazione, facilitazioni nella delocalizzazione produttiva. Inoltre, per ottenere il credito necessario per incrementare le imprese, servono i servizi delle banche, che spesso non sono trasparenti. Limprenditore dassalto, infatti, crea una serie di scatole cinesi vuote o semi-vuote, ognuna di queste scatole fornisce garanzie bancarie alle consociate; basta superare il primo livello dei fidi perché il meccanismo venga a trovarsi nella condizione ottimale di ottenere i prestiti necessari allo sviluppo, in un crescendo esponenziale di volume monetario. Litinerario prosegue fino a quando il ritmo imposto alla dinamica di crescita risulta credibile; ma quando arriva il tonfo, la voragine che si apre è direttamente proporzionale al tempo che è stato concesso per operare impunemente.
Domenica, 21 ottobre 2007
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