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Il caso del gesuita p. Jacques Dupuis Tutti i documenti finora prodotti sul caso del gesuita condannato dalla Congregazione per la dottrina della fede del Vaticano |
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Fuori dal Sant'Uffizio non c'è salvezza: definitiva condanna del Gesuita Dupuis 30796. ROMA-ADISTA. Ratzinger richiama all'ordine p. Jacques Dupuis; i gesuiti, confratelli di Dupuis, lo difendono; il cardinale è costretto a rimangiarsi alcune accuse, ma insiste; Dupuis firma la resa, ovvero sottoscrive la Notificazione di condanna emessa da Ratzinger, mettendo però alcuni decisivi puntini sulle "i". Sono gli atti principali della complessa vicenda originata dal libro di Jacques Dupuis, Verso una teologia cristiana del pluralismo religioso, che ha avuto inizio a giugno del 1997 ed è giunta, a fine febbraio 2001, alla prima, controversa conclusione canonica. Verso una teologia cristiana del pluralismo religioso, pubblicato in Italia dalla Queriniana, la casa editrice dei sacerdoti di "Piamarta", è uscito simultaneamente nel 1997 in tre lingue - inglese, francese ed italiano - e, da allora, complessivamente ha avuto quattro edizioni inglesi, tre italiane, due francesi, una portoghese e infine, nel 2000, una spagnola. Un successo notevole per un libro di carattere teologico. Il suo autore, del resto, è uno specialista del pluralismo religioso. Basta dare un rapido sguardo alla sua biografia. Nato in Belgio nel 1923, gesuita, laureato in teologia alla università Gregoriana di Roma, dal '48 all'84 ha vissuto in India dove, a partire dal '59, ha insegnato alla Facoltà teologica di Delhi diretta dalla Compagnia di Gesù. Dall'84 è stato professore di teologia (cristologia) alla Gregoriana e anche direttore della rivista Gregorianum. È stato consulente del Pontificio Consiglio per il Dialogo interreligioso e della Commissione per la Missione e l'Evangelizzazione del Consiglio ecumenico delle Chiese di Ginevra. Per Dupuis, il pluralismo religioso, dal punto di vista cristiano, è un dato di fatto che non può non essere anche un dato giuridico; e le varie vie che conducono alla salvezza e alla realizzazione vengono viste convergere nella storia e nell'escaton, la realtà finale. Pur affermando la centralità della missione salvifica di Cristo, il libro sostiene che nel piano di Dio anche le religioni non cristiane sono vie di salvezza. Sono queste le tesi che, secondo Ratzinger, andavano stroncate. Le recensioni al libro, salvo alcune eccezioni, erano invece positive, e talora entusiaste. In Italia, il priore della comunità ecumenica di Bose, Enzo Bianchi, così scriveva su Avvenire del 22 novembre '97: "La densa opera di Dupuis si offre come preziosissimo contributo, quasi una guida, una bussola, che può orientare il cammino della teologia cristiana di fronte al terzo millennio entrante". Una tale recensione non deve essere piaciuta alla Congregazione del card. Ratzinger. Fatto sta che sullo stesso giornale controllato dalla Conferenza episcopale italiana, il 14 aprile '98, Inos Biffi, teologo considerato molto vicino alle posizioni di Ratzinger, scriveva: "Le affermazioni fondamentali del volume ci sembrano inaccettabili non solo dal punto di vista teologico, ma anche del profilo della fede cristiana". La Notificazione, datata 24 gennaio 2001 e pubblicata circa un mese dopo, il 26 febbraio, suggella ora, con la riaffermazione che solo nella Chiesa cristiana c'è salvezza, la condanna delle "opinioni erronee o pericolose" che si possono formare nel lettore a causa di "formulazioni ambigue o spiegazioni insufficienti" da parte dell'autore. (Per il caso Dupuis e tutto il dibattito che ha suscitato, v. Adista nn. 79 e 85 del 1998 e 1, 10, 26, 57 e 72 del 1999). Grida di paura del Cardinal Ratzinger: il pluralismo religioso uccide la teologia cattolica 30797. ROMA-ADISTA. A Notificazione pubblicata, è stato lo stesso p. Jacques Dupuis (v. notizia precedente), il 27 febbraio 2001, a ricostruire la sua vicenda in una conferenza stampa alla Gregoriana, presente anche p. Gerarld O'Collins, difensore del gesuita inquisito. Tutto è cominciato, dunque, il 26 settembre 98 quando Ratzinger informò il preposito generale dei gesuiti, lolandese p. Peter-Hans Kolvenbach, che il 10 giugno precedente la Congregazione per la Dottrina della Fede (Cdf), riunita in Assemblea ordinaria, aveva deciso di procedere ad una "contestazione" del libro Verso una teologia cristiana del pluralismo religioso. Alla lettera del cardinale erano acclusi due documenti: il "Rapporto" dellAssemblea della Cdf (con "severissime accuse" contro il libro); e una lista di domande alle quali Dupuis era tenuto a rispondere "sotto strettissimo segreto entro tre mesi". A metà ottobre Dupuis avrebbe dovuto cominciare il suo ultimo corso alla Gregoriana (lanno successivo sarebbe andato in pensione): che fare, dopo la lettera di Ratzinger? Consultandosi con Kolvenbach, il teologo decide di annullare il corso, ma anche di informare i suoi duecento studenti, con avviso in bacheca, che lannullamento era dovuto all'indagine iniziata dalla Cdf. Dupuis si concentra sulle risposte che deve dare a Ratzinger e a Natale 98 invia al cardinale 188 pagine di spiegazioni. Kolvenbach il 27 luglio 99 riceve una nuova lettera da Ratzinger in cui il cardinale esprime "insoddisfazione" per le risposte di Dupuis. Vi allega undici pagine di "Giudizio dottrinale" sul libro e una nuova serie di domande alle quali il teologo dovrà rispondere, sempre nel più stretto riserbo, entro tre mesi. Il primo novembre 99 Dupuis invia 60 pagine di ulteriori risposte. Il 4 settembre 2000 (la vigilia della pubblicazione della dichiarazione Dominus Iesus "circa lunicità e luniversalità salvifica di Gesù Cristo e della Chiesa") Dupuis viene convocato da Ratzinger: è il primo loro incontro. Col cardinale vi sono il segretario della Cdf, il salesiano mons. Tarcisio Bertone, e un altro salesiano, il teologo Angelo Amato; con Dupuis p. Gerald OCollins, gesuita, professore di teologia alla Gregoriana e "avvocato" dellinquisito, e p. Kolvenbach. A Dupuis viene chiesto di firmare una Notificazione di cui lui aveva avuto notizia due giorni prima. La pubblicazione del testo su "LOsservatore Romano" era prevista per il 7 settembre, due giorni dopo la pubblicazione della Dominus Iesus. "Ma - ha detto testualmente Dupuis il 27 febbraio 2001 - al termine di una tesa sessione di due ore divenne chiaro che il testo sottoposto alla mia approvazione conteneva false accuse contro il mio libro, e dunque non avrei potuto firmarlo. Non firmai sebbene il testo menzionasse lapprovazione già data ad esso dal papa il 16 giugno 2000". Dupuis ha aggiunto che la Notificazione accusava direttamente il suo libro di contenere "errori dottrinali"; e OCollins, da parte sua, che alcuni "errori" contestati erano sì riportati da Dupuis, ma solo come tesi di altri autori che "lui stesso contestava". Il 6 dicembre Kolvenbach comunica a Dupuis il testo di una nuova Notificazione che dovrebbe essere pubblicata su "LOsservatore Romano" in gennaio; anche questo testo porta lapprovazione di Giovanni Paolo II, datata 24 novembre 2000. "Mi fu chiesto - ha detto Dupuis ai giornalisti - di firmare il testo senza ulteriore discussione, e di inviarlo entro il 15 dicembre. A causa di una degenza in ospedale per unoperazione chirurgica, ho rinviato il testo il 16 dicembre Ho firmato per sentirmi più libero nel mio lavoro teologico". Finalmente, datata 24 gennaio 2001, la Notificazione è stata pubblicata il 26 febbraio, accompagnata da un "articolo di commento" firmato *** e da molti attribuito a Ratzinger stesso. Dupuis e OCollins, durante la conferenza stampa alla Gregoriana, hanno anche commentato lintera vicenda. Dupuis ha precisato che la Notificazione infine pubblicata contiene un cambiamento importante rispetto al testo da lui firmato in dicembre: in quello da lui sottoscritto si affermava che il teologo si impegnava a "tener conto" della Notificazione nel suo futuro lavoro e in future edizioni del libro contestato. Invece nel testo del 26 febbraio è scritto che Dupuis si impegna ad "assentire alle tesi enunciate" nel documento della Cdf. "Tra tener conto e assentire vi è una bella differenza", ha notato Dupuis, che - ad esplicita domanda - non ha voluto commentare il singolare agire della Cdf che fa firmare un testo, e poi lo cambia senza avvertire chi lha sottoscritto. Né è stato commentato il fatto che il papa abbia dovuto approvare due (o tre?) diverse Notificazioni. Dupuis ha concluso dicendo di ritenere che la Cdf, indagando sul suo libro, in realtà voleva porre un argine alle tesi di alcuni teologi asiatici "con i quali, del resto, non sempre io sono daccordo". Il riferimento era a Tissa Balasuriya (dello Sri Lanka, scomunicato da Ratzinger nel 97, riabilitato un anno dopo in seguito ad una "ritrattazione"), al catalano-indiano Raimundo Panikkar, allindiano Aloysius Pieris, tutti impegnati a esplorare il rapporto tra la salvezza portata da Cristo e il possibile valore salvifico delle religioni non cristiane. Di seguito il testo integrale della Notificazione. "Notificazione" della Congregazione per la dottrina della fede sul libro di padre Jacques Dupuis In seguito ad uno studio condotto sull'opera di P. Jacques Dupuis S.I., Verso una teologia cristiana del pluralismo religioso (Ed. Queriniana, Brescia 1997), la Congregazione per la Dottrina della Fede decise di approfondire l'esame della suddetta opera con procedura ordinaria, secondo quanto stabilito dal cap. III del Regolamento per l'esame delle dottrine. Si deve anzitutto sottolineare che in questo libro l'Autore propone una riflessione introduttiva a una teologia cristiana del pluralismo religioso. Non si tratta semplicemente di una teologia delle religioni, ma di una teologia del pluralismo religioso, che intende ricercare, alla luce della fede cristiana, il significato che la pluralità delle tradizioni religiose riveste all'interno del disegno di Dio per l'umanità. Conscio della problematicità della sua prospettiva, l'Autore stesso non si nasconde la possibilità che la sua ipotesi potrebbe sollevare un numero di interrogativi pari a quelli per cui proporrà delle soluzioni. A seguito dell'esame compiuto e dei risultati del dialogo con l'Autore, gli Em.mi Padri, valutati le analisi e i pareri espressi dai Consultori in merito alle Risposte date dall'Autore stesso, nella Sessione Ordinaria del 30 giugno 1999, hanno riconosciuto il suo tentativo di voler rimanere nei limiti dell'ortodossia, impegnandosi nella trattazione di problematiche finora inesplorate. Nello stesso tempo, pur considerando la buona disposizione dell'Autore, manifestata nelle sue Risposte, a fornire i chiarimenti giudicati necessari, nonché la sua volontà di rimanere fedele alla dottrina della Chiesa e all'insegnamento del Magistero, hanno constatato che nel libro sono contenute notevoli ambiguità e difficoltà su punti dottrinali di rilevante portata, che possono condurre il lettore a opinioni erronee o pericolose. Tali punti concernono l'interpretazione della mediazione salvifica unica e universale di Cristo, l'unicità e pienezza della rivelazione di Cristo, l'azione salvifica universale dello Spirito Santo, l'ordinazione di tutti gli uomini alla Chiesa, il valore e il significato della funzione salvifica delle religioni. La Congregazione per la Dottrina della Fede, adempiuta la procedura ordinaria dell'esame in tutte le sue fasi, ha deciso di redigere una Notificazione con l'intento di salvaguardare la dottrina della fede cattolica da errori, ambiguità o interpretazioni pericolose. Tale Notificazione, approvata dal Santo Padre nell'Udienza del 24 novembre 2000, è stata presentata al P. Jacques Dupuis, e da lui è stata accettata. Con la firma del testo l'Autore si è impegnato ad assentire alle tesi enunciate e ad attenersi in futuro nella sua attività teologica e nelle sue pubblicazioni ai contenuti dottrinali indicati nella Notificazione, il cui testo dovrà comparire anche nelle eventuali ristampe o riedizioni del libro in questione, e nelle relative traduzioni. La presente Notificazione non intende esprimere un giudizio sul pensiero soggettivo dell'Autore; ma si propone piuttosto di enunciare la dottrina della Chiesa a riguardo di alcuni aspetti delle suddette verità dottrinali, e nello stesso tempo di confutare opinioni erronee o pericolose, a cui, indipendentemente dalle intenzioni dell'Autore, il lettore può pervenire a motivo di formulazioni ambigue o spiegazioni insufficienti contenute in diversi passi del libro. In tal modo si ritiene di offrire ai lettori cattolici un sicuro criterio di valutazione, consono con la dottrina della Chiesa, al fine di evitare che la lettura del volume possa indurre a gravi equivoci e fraintendimenti.
I. A proposito della mediazione salvifica unica e universale di Gesù Cristo 1. Deve essere fermamente creduto che Gesù Cristo, Figlio di Dio fatto uomo, crocifisso e risorto, è l'unico e universale mediatore della salvezza di tutta l'umanità. 2. Deve essere pure fermamente creduto che Gesù di Nazareth, Figlio di Maria e unico Salvatore del mondo, è il Figlio e il Verbo del Padre. Per l'unità del piano divino di salvezza incentrato in Gesù Cristo, va inoltre ritenuto che l'azione salvifica del Verbo sia attuata in e per Gesù Cristo, Figlio incarnato del Padre, quale mediatore della salvezza di tutta l'umanità. È quindi contrario alla fede cattolica non soltanto affermare una separazione tra il Verbo e Gesù o una separazione tra l'azione salvifica del Verbo e quella di Gesù, ma anche sostenere la tesi di un'azione salvifica del Verbo come tale nella sua divinità, indipendente dall'umanità del Verbo incarnato. II. A proposito dell'unicità e pienezza della rivelazione di Gesù Cristo 3. Deve essere fermamente creduto che Gesù Cristo è il mediatore, il compimento e la pienezza della rivelazione. È quindi contrario alla fede della Chiesa sostenere che la rivelazione di/in Gesù Cristo sia limitata, incompleta e imperfetta. Inoltre, benché la piena conoscenza della rivelazione divina si avrà soltanto nel giorno della venuta gloriosa del Signore, tuttavia la rivelazione storica di Gesù Cristo offre tutto ciò che è necessario per la salvezza dell'uomo e non ha bisogno di essere completata da altre religioni. 4. È conforme alla dottrina cattolica affermare che i semi di verità e di bontà che esistono nelle altre religioni sono una certa partecipazione alle verità contenute nella rivelazione di/in Gesù Cristo. È invece opinione erronea ritenere che tali elementi di verità e di bontà, o alcuni di essi, non derivino ultimamente dalla mediazione fontale di Gesù Cristo. III. A proposito dell'azione salvifica universale dello Spirito Santo 5. La fede della Chiesa insegna che lo Spirito Santo operante dopo la risurrezione di Gesù Cristo è sempre lo Spirito di Cristo inviato dal Padre, che opera in modo salvifico sia nei cristiani sia nei non cristiani. È quindi contrario alla fede cattolica ritenere che l'azione salvifica dello Spirito Santo si possa estendere oltre l'unica economia salvifica universale del Verbo incarnato. IV. A proposito dell'ordinazione di tutti gli uomini alla Chiesa 6. Deve essere fermamente creduto che la Chiesa è segno e strumento di salvezza per tutti gli uomini. È contrario alla fede cattolica considerare le varie religioni del mondo come vie complementari alla Chiesa in ordine alla salvezza. 7. Secondo la dottrina cattolica anche i seguaci delle altre religioni sono ordinati alla Chiesa e sono tutti chiamati a far parte di essa. V. A proposito del valore e della funzione salvifica delle tradizioni religiose 8. Secondo la dottrina cattolica si deve ritenere che "quanto lo Spirito opera nel cuore degli uomini e nella storia dei popoli, nelle culture e religioni, assume un ruolo di preparazione evangelica (cf. Cost. dogm. Lumen gentium, 16)". È dunque legittimo sostenere che lo Spirito Santo opera la salvezza nei non cristiani anche mediante quegli elementi di verità e di bontà presenti nelle varie religioni; ma non ha alcun fondamento nella teologia cattolica ritenere queste religioni, considerate come tali, vie di salvezza, anche perché in esse sono presenti lacune, insufficienze ed errori, che riguardano le verità fondamentali su Dio, l'uomo e il mondo. Inoltre, il fatto che gli elementi di verità e di bontà presenti nelle varie religioni possano preparare i popoli e le culture ad accogliere l'evento salvifico di Gesù Cristo, non comporta che i testi sacri delle altre religioni possano considerarsi complementari all'Antico Testamento, che è la preparazione immediata allo stesso evento di Cristo. Il Sommo Pontefice Giovanni Paolo II, nel corso dell'Udienza del 19 gennaio 2001, alla luce degli ulteriori sviluppi, ha confermato la sua approvazione della presente Notificazione, decisa nella Sessione Ordinaria di questa Congregazione, e ne ha ordinato la pubblicazione. Roma, dalla sede della Congregazione per la Dottrina della Fede, il 24 gennaio 2001, nella memoria di San Francesco di Sales. Joseph Card. Ratzinger, Prefetto Tarcisio Bertone, Arcivescovo emerito di Vercelli, Segretario SOTTO ESAME LA "NOTIFICAZIONE" DI RATZINGER SUL TEOLOGO PADRE DUPUIS BRASILIA-ADISTA. Se la Congregazione per la Dottrina della Fede ha messo sotto esame il libro del teologo gesuita Jacques Dupuis "Verso una teologia cristiana del pluralismo religioso" e infine emesso una "Notificazione" (v. Adista n. 19/01) per allertare sulle "ambiguità e difficoltà" riscontrate in esso, ora è la "Notificazione" ad essere messa sotto esame da parte dei teologi. Sono per lo più teologi impegnati in contesti plurireligiosi o profondi conoscitori ed estimatori della ricerca del gesuita, e analizzano il documento della Cdf nelle sue singole affermazioni. Si tratta di Samuel Rayan, dello Sri Lanka, anch'egli gesuita e impegnato nell'Associazione Ecumenica dei Teologi del Terzo Mondo (Eatwot), che ha pubblicato il suo commento sulla Ucan (Union Catholic Asian News); del più noto Tissa Balasuriya, cingalese, già oggetto di scomunica - poi ritirata - dopo una lunga controversia con la Congregazione del card. Ratzinger, e che ha pubblicato la sua analisi sul numero di aprile del mensile dei missionari comboniani "Nigrizia"; del brasiliano Faustino Teixeira, teologo e docente universitario, già allievo di Dupuis nel postdottorato in teologia all'Università Gregoriana, che nel suo intervento intende dimostrare il "fraintendimento" di cui il suo antico professore è rimasto vittima. In Italia è il Segretariato Attività Ecumeniche ad intervenire, e se lo fa solo ora è perché ha sottoposto ad "attento esame" la Notificazione della Cdf. Il Sae esprime solidarietà a p. Dupuis, insieme alla speranza che "tutto questo non valga a ridurre il coraggio e la profondità con cui egli affronta il rapporto tra il cristianesimo e le altre fedi dell'umanità". Di seguito, pubblichiamo le quattro riflessioni. "LO SAPEVAMO GIÀ CHE L'OPERA
DI P. DUPUIS È MERITORIA" Il 26 febbraio scorso è stata pubblicata una notificazione della Congregazione per la Dottrina della Fede a proposito del libro "Per una teologia del pluralismo religioso" di p. Jacques Dupuis, accettata e firmata dall'autore. Essa sarà pubblicata in calce a tutte le future ristampe, riedizioni e traduzioni del libro. Con questo testo si conclude il processo d'esame cui il volume era stato sottoposto, senza che sia stato individuato in esso alcun errore. Ciò che la Notificazione segnala sono solo alcune "ambiguità e difficoltà su punti dottrinali di notevole rilievo", cui il lettore potrebbe pervenire, ma "indipendentemente dalle intenzioni dell'autore". La stessa notificazione dovrà, dunque, essere intesa come chiarificazione del testo di Dupuis, e al più come un richiamo all'attenzione del lettore su alcuni punti particolarmente delicati. Eventuali incertezze nelle formulazioni di Dupuis non sono, evidentemente, risultate tali da toccare la sostanza del depositum fidei. Chi conosca il p. Dupuis, il suo rigore, la serietà della sua elaborazione non può certo stupirsi di questa conclusione, che riconosce pienamente la sua costante volontà di "rimanere nei limiti dell'ortodossia, impegnandosi nella trattazione di problematiche finora inesplorate". Nelle sessioni del SAE abbiamo potuto apprezzare in più di un'occasione l'ampiezza della sua ricerca - sempre puntuale, analitica e scevra da facili estrapolazioni, ma anche animata da coraggio e da afflato profetico. Il suo lavoro ha sempre unito l'ampiezza di orizzonti del pioniere con l'attenzione più rigorosa per la tradizione cristiana. Ciò che suscita piuttosto stupore, è il fatto che per giungere a questa conclusione sia stato necessario un faticoso processo pluriennale, che gli ha tra l'altro reso impossibile tenere il suo ultimo anno di docenza presso la Pontificia Università Gregoriana. Lo stesso obbligo di pubblicazione della Notificazione in calce al volume appare eccessivo rispetto al riconoscimento - contenuto nella Notificazione stessa - della volontà dell'autore di rimanere nell'ambito dell'insegnamento cattolico. In questo
momento, desideriamo, in primo luogo, esprimere tutta la nostra solidarietà
a p. Dupuis, per la situazione difficile da lui vissuta in questi
ultimi mesi. Il disagio sperimentato è solo in parte attenuato da
una conclusione che ridimensiona drasticamente i dubbi che erano stati
sollevati sulla sua ricerca. Desideriamo, soprattutto, esprimere la
nostra speranza che tutto questo non valga a ridurre il coraggio e
la profondità con cui egli affronta il rapporto tra il cristianesimo
e le altre fedi dell'umanità. Crediamo che oggi come mai la Chiesa
cattolica - come le altre Chiese cristiane - abbia bisogno di figure
che, come lui, siano capaci di aprire prospettive nuove in un campo
di ricerca così difficile ed ancora inesplorato.
FORZATURE E FRAINTENDIMENTI SONO
ALLA BASE DELLA "NATIFICAZIONE" In occasione della presentazione alla stampa della Dichiarazione Dominus Iesus, il cardinale Joseph Ratzinger richiamava l'attenzione su quello che egli ha denominato "relativismo", presente non solo negli ambienti teologici, ma anche in ampi settori dell'opinione pubblica. Secondo Ratzinger, la Dichiarazione aveva pieno senso soprattutto in ragione dell'affermazione crescente di una "teologia del pluralismo religioso". Tra gli obiettivi proposti nel documento, c'era l'affermazione delle basi dottrinali vincolanti e "irrinunciabili" di orientamento della riflessione teologica e dell'azione pastorale e missionaria delle comunità cattoliche sparse per il mondo. Tra le istanze che lavorano sull'ecumenismo e il dialogo interreligioso, la Dichiarazione Dominus Iesus ha avuto ripercussioni molto negative. Non si vedeva da molti anni un impatto tale per documenti prodotti dalla Chiesa cattolica romana. Le voci critiche, provenienti da diversi segmenti del campo religioso, non sono stati sufficienti per un discernimento più ponderato da parte della Congregazione per la Dottrina della Fede, che torna ancora una volta ad agire in maniera rigida contro la ricerca scientifica, attraverso la Notificazione sul libro del teologo gesuita Jacques Dupuis "Verso una teologia cristiana del pluralismo religioso" (Queriniana, Brescia 1997). Il professore Jacques Dupuis, nato in Belgio nel 1923, oggi è forse uno dei maggiori specialisti nel campo della riflessione cattolica sul tema della teologia delle religioni e del dialogo interreligioso. Dopo un lungo periodo in India (1948-1984), è passato ad insegnare alla Pontificia Università Gregoriana, nell'area della teologia sistematica, rispondendo anche della direzione della rivista "Gregorianum". L'indagine critica sulla sua ultima opera da parte della Congregazione per la Dottrina della Fede ha avuto inizio nel giugno del 1998, quando l'autore è stato sollecitato a rispondere entro un lasso di tempo delimitato ad una serie di questioni controverse presenti nel suo libro. A partire da questo periodo, Jacques Dupuis ha smesso di insegnare all'Università, aspettando il risultato delle conversazioni iniziate. La Notificazione sul libro di Dupuis, pubblicata il 24 gennaio del 2001, ha costituito il risultato delle indagini realizzate dai consultori della Congregazione per la Dottrina della Fede sul libro in questione. Nonostante le risposte date da Jacques Dupuis, nel senso di fornire i chiarimenti necessari, e nonostante la sua esplicita volontà di rimanere fedele alla dottrina della Chiesa cattolica, la Congregazione per la Dottrina della Fede ha pensato bene di pubblicare la Notificazione, in ragione delle "notevoli ambiguità e difficoltà su punti dottrinali di rilevante portata", che potrebbero "condurre i lettori ad opinioni erronee e pericolose". Obiettivo dichiarato, "il tentativo di salvaguardare la dottrina della fede cattolica da errori, ambiguità o interpretazioni pericolose" (preambolo). Con la
Notificazione firmata, il teologo Jacques Dupuis si vede convocato
a seguire le tesi enunciate dal dicastero romano, impegnandosi a conformarsi
ai contenuti dottrinali indicati, tanto nella sua attività teologica
come nelle sue pubblicazioni, dovendo il testo della Notificazione
essere inserito nelle riedizioni o traduzioni del libro menzionato. A ciascuno dei punti presentati nella Notificazione, Jacques Dupuis già aveva fornito un chiarimento, ma non è stato sufficiente per i membri della Congregazione romana. Nel contesto dell'attuale congiuntura ecclesiastica, non c'è "credibilità disponibile" ad assimilare l'impatto del "salto qualitativo" proposto da Dupuis nel campo della nuova comprensione teologica sul piano divino di salvezza. Le ambiguità o difficoltà percepite dalla Cdf nel libro di Dupuis si riassumono in cinque punti: a proposito della mediazione salvifica unica e universale di Gesù Cristo; a proposito dell'unicità e pienezza della rivelazione di Gesù Cristo; a proposito dell'azione salvifica universale dello Spirito Santo; a proposito dell'essere, tutti gli uomini, ordinati alla Chiesa; a proposito del valore e della funzione salvifica delle tradizioni religiose. Rispetto
al primo punto, si avverte del rischio di separazione tra il Verbo
e Gesù, o di una separazione tra l'azione salvifica del Verbo e quella
di Gesù (n. 2). Secondo Dupuis, bisogna prendere in considerazione
i due aspetti complementari del dogma cristologico. Il dato dell'unione
delle due nature in Gesù Cristo, "senza divisione o separazione",
è complementare al dato della loro distinzione, che non permette ugualmente
"confusione" tra le stesse. Per Dupuis, il monofisismo rimane
ancora oggi un pericolo reale, in ragione della "lunga stagione
della predilezione di una sola tra le diverse cristologie del Nuovo
Testamento", con la tendenza ad assorbire la natura umana nella
divina. Indica, però, un altro rischio, per quanto meno diffuso: quello
del "monofisismo inverso", ossia l'assorbimento della natura
divina nell'umana tale da provocare una "riduzione" degli
attributi divini della persona del Verbo. Dupuis non nega in nessun
momento che l'azione umana di Gesù sia quella del Verbo, ma indica
che l'azione divina "rimane sempre distinta da quella umana". A proposito
del terzo punto, si avverte sul rischio di intendere l'azione salvifica
dello Spirito Santo come dislocata rispetto all'unica economia salvifica
universale del Verbo incarnato (n. 5). Prevenendosi contro questo
rischio, Dupuis ha sempre insistito sull'articolazione dello pneumatocentrismo
con il cristocentrismo, in modo da preservare la centralità dell'evento
Cristo. Sulla base di Sant'Ireneo, utilizza la metafora delle "due
mani" di Dio che operano l'unica economia della salvezza: la
mano del Verbo e la mano dello Spirito. Mani che sono unite e inseparabili,
ma anche distinte e complementari. Nel senso di evitare il rischio
del "cristomonismo", frequentemente indicato dalla tradizione
orientale e ortodossa come una deviazione occidentale, Jacques Dupuis
indica che "la comunicazione dello Spirito per opera del Cristo
resuscitato non esaurisce l'operosità dello Spirito dopo l'evento-Cristo".
In sintonia con il Vaticano II (Ag 4) e con l'enciclica Dominum
et vivificantem di Giovanni Paolo II (n. 53), Dupuis sottolinea
che lo Spirito Santo era già presente e operante anche prima della
glorificazione di Cristo. Si tratta di un'operazione sempre relazionata
all'e-vento culminante di Gesù Cristo. Ma la chiave di questa relazione
è protetta da un "silenzio apofatico, rispettoso della trascendenza
del mistero". Quanto al quarto punto, si avverte del rischio
di considerare le varie religioni del mondo come cammini complementari
a quello della Chiesa, in ordine alla salvezza (n. 6). Secondo la
Notificazione, "i seguaci delle altre religioni sono ordinati
alla Chiesa e tutti chiamati a farne parte" (n. 7). Tali preoccupazioni
sono complementari al quinto punto, che affronta la questione del
valore e della funzione salvifica delle diverse tradizioni religiose.
Per la Cdf, queste tradizioni assumono unicamente un ruolo di "preparazione
evangelica", non potendo essere considerate come tali, cammini
di salvezza (n. 8). Per Jacques Dupuis, lungo la storia della Chiesa
cattolica sono stati molto comuni giudizi "seriamente ingiusti"
riguardo alle altre religioni, contrapponendo quello che c'è di meglio
nella tradizione cristiana a quello che c'è di peggio nelle altre
tradizioni. Questo autore ha cercato sempre di contrapporsi a tali
tendenze, indicando un cammino qualitativamente distinto. Il testo
della Notificazione rimane debitore della "teoria del compimento"
che non riesce a intravedere nelle altre tradizioni altro che un ruolo
di "preparazione evangelica". Per Dupuis, al contrario,
le religioni non si riassumono alla mera rappresentazione di una ricerca
umana di Dio a tentoni, ma costituiscono "cammini mediante i
quali Dio ha cercato gli uomini attraverso la storia dell'umanità".
Esse costituiscono parte di tutto il "processo di coinvolgimento
personale di Dio con l'umanità che attraversa la storia", avendo
come punto culminante l'evento Gesù Cristo. Tra il cristianesimo e
le altre tradizioni religiose è legittimo parlare di presenza di una
"complementarità reciproca", senza che questo contraddica
il carattere unico della rivelazione biblica e cristiana: complementarità
mediante la quale le altre tradizioni escono arricchite dal cristianesimo
e, allo stesso tempo, possono evidenziare tratti o aspetti del mistero
divino non tanto messi in evidenza dalla tradizione cristiana. SULLE AMBIGUITÀ DELLA "NOTIFICAZIONE"
VATICANA di La Notificazione che è giunta dopo due anni e mezzo di "esame onnicomprensivo" non ha condannato il libro. Non ha neppure censurato né rifiutato alcuna posizione in esso contenuta. Implicitamente, anzi, elogia l'autore per il fatto di lavorare in ambiti che sono "finora ampiamente inesplorati" nella Chiesa cattolica. La Congregazione
sottolinea il fatto che la Notificazione non è un giudizio sul pensiero
soggettivo o sulle intenzioni dellautore, ma unaffermazione
della fede cattolica. Intende salvaguardare la dottrina della fede
cattolica da "errori, ambiguità o interpretazioni dannose". Il paragrafo
sulla centralità di Gesù nel piano salvifico di Dio e sulla relazione
tra l'opera salvifica della Parola e quella di Gesù richiede una ampia
chiarificazione. Al n. 2 par. 3, la Notificazione inizia affermando la completezza della rivelazione in o di Gesù Cristo. Ma poi modifica l'asserzione e ammette che una piena conoscenza della rivelazione divina non c'è ancora. Ciò concorda
con Paolo, che ci dice che "ora vediamo solo riflesso come in
uno specchio", "ora vediamo solo in modo imperfetto"
e con Giovanni che ci assicura che ciò che saremo in futuro non è
ancora stato rivelato; e in particolare con Gesù che afferma che solo
il Padre conosce il tempo (e il modo?) della morte, non gli angeli
e nemmeno il Figlio. Sembrano
qui latenti un certo legalismo e un rischio di riduzionismo. Gesù
è più di un "necessario" strumento di salvezza, e Dio non
è un uomo d'affari parsimonioso. La Notificazione parla anche di "semi di verità e bontà" che esistono in altre religioni. Non si riesce a capire perché nelle altre religioni esistano solo "semi". Se esistono i semi, dovrebbero esserci anche germogli, alberi, fiori e frutti; perché è opera di Dio, della sua azione e del suo amore salvifico. Abbiamo
visto splendidi esempi di giustizia e compassione, nonviolenza, amore
e sacrificio di sé tra i fedeli di altre religioni, esempi in cui
si può individuare il sigillo dello Spirito di Dio. Inoltre,
è giusto chiamare gli induisti, i buddhisti e altri "non cristiani"
mentre noi, i cristiani, non vorremmo essere descritti come "non
induisti" o "non buddhisti" o "non musulmani"? La stessa
cosa si applica a coloro che sono vissuti in continenti dove la Chiesa
non è stata presente per secoli anche dopo la sua fondazione, come
i popoli delle Americhe e la maggior parte dell'Asia. La Notificazione
è non solo poco chiara a questo proposito ma anche problematica. È
retorica piuttosto che dottrinale. Strumento non è un termine felice
da usare riguardo a realtà come la Chiesa o le persone; sa di meccanica. Come può essere contrario alla fede cattolica ritenere che "in molti momenti nel passato e con molti mezzi Dio ha parlato ai nostri antenati" e agli antichi, e che tutte le sue comunicazioni sono parte integrante del piano salvifico che il Padre opera attraverso suo Figlio nello Spirito? In IV, 7, il "tutti" di cui si dice che sarebbero "ordinati alla Chiesa" e chiamati ad appartenere ad essa può solo indicare coloro che sono vissuti dopo la nascita della Chiesa e ai quali essa è stata presentata. Altrimenti il riferimento al-l'orientamento e alla chiamata sarebbe inutile e insignificante. Le formulazioni
di IV, 6 e IV, 7 avrebbero dovuto essere più prudenti e sfumate. Ciò
che è vero è che proprio tutti sono orientati e chiamati ad appartenere
al Regno. In V, 8 è positivo che la Notificazione riconosca che "lo Spirito Santo opera la salvezza" anche nei seguaci di altre religioni "mediante quegli elementi di verità e bontà presenti nelle varie religioni". Questo porta a riconoscere la presenza dello Spirito nelle altre religioni e l'utilizzo di esse da parte dello Spirito come mediazioni salvifiche in situazioni concrete. Se è così, perché non considerare anch'esse come vie di salvezza secondo lo Spirito? Questa posizione è fondata sulla teologia cattolica? Ma quale teologia "cattolica"? Il riferimento sembra essere piuttosto alle teologie sviluppatesi in Europa all'interno di un particolare contesto culturale, tagliate fuori dalle situazioni di molte tradizioni religiose e spirituali vive, diverse da quelle dell'Europa "cristiana". Sviluppandosi
in un contesto imperiale, feudale, coloniale e schiavista, la teologia
europea non poteva costruire una teologia delle religioni. Quelle
religioni sicuramente contengono "omissioni, insufficienze e
errori". Ma quale tradizione religiosa non le contiene? La Chiesa
è la prima ad ammettere di aver bisogno di una riforma e di pentimento. Possono essere al massimo preparazione per l'avvento di Cristo nei cuori e nelle storie delle persone come lo erano le scritture ebraiche. In realtà, alcune di esse sono più spirituali, edificanti e etiche di alcuni testi dell'Antico Testamento sulla violenza e il genocidio ordinati dalla divinità, che contraddicono direttamente l'insegnamento, la vita e lo Spirito di Gesù. Lo stesso
Antico Testamento ha mutuato miti, leggende, proverbi e storie da
molti luoghi e ambienti religiosi. Paolo fa un uso positivo della
letteratura precristiana, non ebraica. La Notificazione è fortemente cristocentrica. Il teocentrismo di Gesù attestato nel Nuovo Testamento è assolutamente assente. Che cosa è accaduto? Undici note su 17 citano documenti della stessa Congregazione. La CdF cita se stessa in appoggio a se stessa, mentre il riferimento alla Sacra Scrittura è quasi assente. La metodologia è un po' sorprendente. La Notificazione, che è stata pubblicata per chiarire l'ambiguità e "evitare una grave confusione", sembra rendere le cose più complicate.
DUE PARADIGMI DI MISSIONE La Notificazione, resa pubblica a fine febbraio, riconosce il "tentativo" dell'autore "di voler rimanere nei limiti dell'ortodossia, impegnandosi nella trattazione di problematiche finora inesplorate". "Nello stesso tempo" la Congregazione "ha constatato che nel libro (presentato da Carlo Molari su Nigrizia, 7-8/98, 24, ndr) sono contenute notevoli ambiguità e difficoltà su punti dottrinali di rilevante portata, che possono condurre il lettore a opinioni erronee o pericolose". Aggiunge che "l'autore stesso non si nasconde la possibilità che la sua ipotesi potrebbe sollevare un numero di interrogativi pari a quelli per cui proporrà delle soluzioni". A seguito della Notificazione ci sono state parecchie discussioni tra gli addetti ai lavori nel nostro Paese, lo Sri Lanka. Molti di loro trovano che essa contiene proposizioni circa la missione salvifica di Gesù Cristo e della Chiesa e il ruolo delle altre religioni nella salvezza umana, ancora più pericolose. Interventi su tali questioni si sono avuti, del resto, in tempi recenti e ai massimi livelli della Chiesa, anche da parte di cardinali quali Martini di Milano o Arinze del Pontificio consiglio per il dialogo interreligioso. Il dibattito verte su due differenti paradigmi teologici, ciascuno dei quali cita a proprio favore testi diversi delle Scritture. Paradigmi teologici La Congregazione: * Gesù Cristo è il solo e universale mediatore della salvezza per tutta l'umanità. * Le altre religioni sono salvifiche solo in rapporto a Gesù e alla Chiesa cattolica. * Scopo della missione di Gesù è quindi la conversione di tutti alla Chiesa cattolica. * La verità è conosciuta dalla Chiesa. Gesù rivela in pienezza il divino alla Chiesa cattolica. Alcuni teologi asiatici: * La salvezza è una relazione fra la coscienza umana e Dio. Gesù predicò il Regno di Dio. * Le altre religioni insegnano un messaggio di salvezza che può essere efficace perfino prima della nascita di Gesù e senza una conoscenza della Chiesa. * Il messaggio della missione di Gesù è la salvezza/liberazione di tutti attraverso la conversione all'amorevole servizio del prossimo. (Matteo 25,31-46: Dio è amore). * Tutti cercano la verità, Dio liberamente rivela il proprio essere a molti in rivelazioni pluriformi. La posizione della Congregazione ha le sue ambiguità, così come deve spiegare che cos'è la salvezza umana: da cosa e verso cosa; per mezzo di chi; come e quando. Ha i suoi presupposti o ipotesi dottrinali, di cui si può dire che vengono dalla Bibbia, ma che non sono chiari o accettabili per persone di altre fedi, o che non sono stati sempre universalmente accettati perfino nella Chiesa cattolica. La Congregazione riconosce che si tratta di problematiche finora largamente inesplorate. Ambiguità Il fatto
è che la Congregazione e i suoi predecessori - che si chiamavano "Sant'Uffizio"
e, prima del 1908, "Inquisizione" - hanno avuto una visione
categorica e non ambigua delle relazioni interreligiose per molti
secoli. Le loro posizioni furono molto più dannose alla missione di
Gesù e alla Chiesa che non le tesi di padre Dupuis. Mentre il paradigma
teologico più "inclusivo" può non motivare molto i missionari
a convertire gli altri alla Chiesa cattolica - quanto piuttosto alla
rettitudine e alla giustizia - l'atteggiamento della Congregazione
e degli uffici che la precedettero portò i cattolici all'aggressività
nei confronti delle altre fedi.
Il nostro pentimento Giovanni
Paolo II invita tutti i cattolici a pentirsi delle colpe passate nelle
relazioni all'interno della Chiesa e con gli altri. "Un altro
capitolo doloroso, sul quale i figli della Chiesa non possono non
tornare con animo aperto al pentimento - leggiamo nella Tertio
millennio adveniente (n. 35) - è costituito dall'acquiescenza
manifestata, specie in alcuni secoli, a metodi di intolleranza e perfino
di violenza nel servizio della verità. È vero che un corretto giudizio
storico non può prescindere da un'attenta considerazione dei condizionamenti
culturali del momento, sotto il cui influsso molti possono aver ritenuto
in buona fede che un'autentica testimonianza alla verità comportasse
il soffocamento dell'altrui opinione o almeno la sua emarginazione.
Molteplici motivi spesso convergevano nel creare le premesse di intolleranza,
alimentando un'atmosfera passionale alla quale solo grandi spiriti
veramente liberi e pieni di Dio riuscivano in qualche modo a sottrarsi. Quindici secoli "talebani" Come
è potuto accadere che la Chiesa, nata dal "suo Signore crocifisso,
testimone insuperabile di amore paziente e di umile mitezza",
abbia assunto posizioni così intolleranti, persino violente, così
a lungo e universalmente? Il "corretto giudizio storico"
cui allude il papa dovrebbe indagare sui metodi e sull'ampiezza della
violenza cui la Chiesa fu acquiescente in casi come i seguenti: incarcerazioni
senza processo; condanne di persone e di pratiche; scomunica ed esilio
di dissidenti; rogo di libri; rogo di "eretici" come Giordano
Bruno; torture; schiavitù; guerre di religione, crociate; distruzione
di luoghi di culto di altre fedi. Questi non piacevoli dati storici sono menzionati per ricordare a noi stessi il background nel quale persone come Jacques Dupuis cercano di capire il Vangelo di Gesù che, mite e moderato, presentò Dio come amore, e l'amore per il prossimo summa e sostanza del suo insegnamento. Non dovrebbe la Congregazione - che ha confessato i propri errori nella quaresima dell'anno giubilare - correggere il pensiero che poté condurre a tali crimini a livello mondiale, e farne ammenda? Dupuis non è semplicemente un ricercatore in un'area "di problematiche finora inesplorate", quanto piuttosto un discepolo di Gesù e un leale membro della Chiesa, che cerca di redimere la missione cristiana dalla sua storia centenaria di intolleranza e perfino esplicita alleanza, o tacito compromesso, con il più odioso genocidio della storia umana. Molti di noi in Asia gli sono grati per le sue pazienti ricerche e la fedeltà alla sua missione, come discepolo di Gesù in Asia. |
"Il Dialogo - Periodico di Monteforte Irpino" - Direttore Responsabile: Giovanni Sarubbi
Registrazione Tribunale di Avellino n.337 del 5.3.1996