Il pastore Donato Castelluccio 

Un esempio Luminoso del protestantesimo Irpino

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Una vicenda appassionante

Donato Castelluccio pastore e antifascista

Donato Castelluccio nacque l’11 febbraio 1909 da una famiglia molto modesta; era il primo di sei figli, il padre era muratore e la madre, casalinga, proveniva da una delle famiglie più antiche di Bisaccia. Già dalla prima adolescenza emergono in lui spiccate doti artistiche, messe in luce dal maestro di falegnameria dove Donato cominciò a lavorare a tredici anni. Attraverso duri sacrifici i genitori, accogliendo l’invito del maestro, lo fecero iscrivere a una scuola di intaglio di Bagnoli Irpino, dove divenne allievo di uno dei più grandi maestri restauratori di scultura che aveva lavorato in Vaticano. Pur essendosi distinto in questa scuola-laboratorio, non poté terminare gli studi a causa dei gravi problemi finanziari che assillavano la famiglia. Interruppe la scuola nel 1928.

Intanto a Bisaccia si era formato un folto gruppo nella Chiesa battista locale nato dalla persecuzione del 1910 che aveva visto i protestanti presi a sassate da una folla di fanatici cattolici che non gradiva quella presenza «eretica». A contatto con il pastore Michele Creanza che operava a Bisaccia e Calitri Donato Castelluccio cominciò a mettere in discussione i secolari dogmi del cattolicesimo, creando grave scompiglio in famiglia dove esisteva anche un «arciprete» che appoggiava serenamente la persecuzione del 1910.

Donato capì attraverso il verso biblico sugli «assetati di giustizia» che fra fede e politica (erano gli Anni 30) c’era un nesso strettissimo e che la libertà personale si coniugava implicitamente con quella religiosa. Il fascismo era, Come lui sosteneva, contro il regno di Dio. Si rifiutò di scolpire madonne e anche busti del duce che gli avrebbero permesso una vita agiata. Fra gli Anni 30 e 40 entrò in contatto con i vari pastori che si susseguivano alla guida della chiesa e studiò da autodidatta questioni e tesi teologiche. Dopo numerosi pestaggi, da parte di fascisti, nei confronti dei pastori Palmieri e Lari, chiarì a se stesso che la fede e l’impegno politico erano inscindibili e che la sua vita doveva essere donata al servizio di Dio e degli oppressi. Dal ‘38 assunse la guida della comunità battista dopo il trasferimento del pastore Ugo Perres. Nel 1940 fu arrestato, colpevole di aver bruciato alcune bandiere fasciste e di aver frequentato «rivoltosi», nomini e donne definiti tali perché amanti della pace e della democrazia. Fu liberato, dopo due mesi di carcere, grazie a una petizione promossa e sostenuta dagli intellettuali di Bisaccia. Nel ‘43 fu bombardata la sua casa, che era stata segnalata dai tedeschi tra le case degli antifascisti.

Sposò nel ‘47 Maria Bellisario compagna e collaboratrice nella vita come nella chiesa per cinquant’anni. Dal loro matrimonio nacquero quattro figli: Pasquale, pastore battista attualmente molto attivo nella Missione battista europea; Gabriele, che muore nel ‘75 in un incidente stradale; Eliseo che lavora in un rinomato albergo della capitale e Lucia, insegnante di lettere in una scuola dell’obbligo.

Negli Anni 50 essere pastori significava concretamente dare un abito al proprio fratello... e la casa di Donato Castelluccio diventò punto di riferimento per tutti gli emarginati e i poveri del dopoguerra. Fu particolarmente attivo con i giovani creando studi biblici per «quartiere», diffondendo nelle case l’Evangelo e curando non solo i fratelli bisaccesi, ma anche quelli di Calitri e Lacedonia, spesso raggiungendo questi paesi con mezzi di fortuna. La conuinità che era costituita nel 1960 da 150 membri fu falciata dall’emigrazione e i membri della chiesa di Bisaccia si inserirono nelle chiese del nord. Fino a quegli anni i carabinieri avevano sempre ascoltato i suoi sermoni per paura di strane adunanze «sediziose», che potevano crearsi attraverso i contenuti biblici.

La sua opera attraversa 50 anni di storia, senza trascurare l’impegno politico e culturale nella sua terra, dove ha posto radici profonde, anche se i membri di chiesa ora sono circa 30, molti dei quali anziani. E’ morto nel 1991, sussurrando con un filo di voce «Poiché io stimo che le sofferenze del tempo presente non siano assolutamente paragonabili alla gloria che ha da essere manifestata a nostro riguardo» (Romani 8, 18).

 

Tratto dal settimanale Riforma del 22 settembre 2000


La seguente lettera del pastore Donato Catselluccio, è tratta dai documenti del Convegno della FCEI "Dalla ricostruzione alla trasformazione. Il ruolo del Villaggio nel Futuro dell'Avellinese" del 16-17 marzo 1985, tenutosi presso il Villaggio Evangelico di Monteforte Irpino.

Lettera del pastore Donato Castelluccio

Bisaccia, marzo 1985

Ai cari fratelli riuniti in Convegno, nel villaggio 23 novembre, Monteforte (Avellino)

Dal gruppo di Bisaccia, roccaforte del Protestantesimo irpino, un saluto fraterno ed un pensiero di fede nel Nome del Signore Gesù Cristo, mentre plaudiamo i propositi delle F.C.E.I. di rispolverare nel cassetto delle cose del passato di lotte e sacrifici di ogni genere e vivificarle per una maggiore affermazione della causa del Vangelo.

Al nostro Dio, che dirige le storia, l'onore e le gloria per quanto fece realizzare ai suoi servitori, anche nella nostra terra d'Irpinia, su due binari diversi: Francesco De Sanctis, Stanislao Mancini e tanti altri i quali spianarono, in un certo senso, la strada per l'emancipazione dalla tirannide borbonica e l'oscurantismo, nelle sue svariate forme.

I Testimoni dell'Evangelo diedero maggior luce e significato al fervido risveglio, all'alba del nostro secolo, e la fiaccola, oggi, non è ancore spenta. Infatti nella vicina Calitri era sorta e prosperava una rigogliose Chiesa Battista, verso la fine dell'Ottocento. Poi, un fortunoso lavoro di colportaggio, proveniente appunto da Calitri, accese a Bisaccia la luce del Vangelo, agli inizi del nostro secolo, alimentata dal venerando pastore Creanza di quella Chiese che visitava il gruppo bisaccese, raggiungendo il paese in carrozze. Il gruppo, diventato ben presto robusta chiesa, irritò il clero locale che fomentò dai pulpiti una sommosse popolare contro i protestanti; ma il governo liberale del tempo, Luzzati, mandò un robusto gruppo di bersaglieri in nostra difesa.

Ad Avellino, la Chiesa Battista era ben rappresentata (siamo nel 1930) dal Pastore Agostino Biagi, che già aveva (prima della conversione) assolto in Cina l'incarico di Vescovo cattolico. Uomo di vaste cultura, quest ultimo, sempre circondato dagli studenti dell'illustre liceo classico "Pietro Collett" di Avellino, ma ben presto, per il suo malcelato antifascismo, fu trasferito in fretta e trovò riparo, andando pastore nella Chiese Battista di Sanpierdarena. Altra figura di spicco della chiesa avellinese, insieme a Biagi, era l'anziano Jhon Morrison, proprietario e gestore dei magazzini inglesi, che mori nella sue squallida miseria, boicottato nel suo lavoro dalle autorità fasciste (perché inglese) e per la sua proverbiale filantropia: vestiva infatti con le sue stoffe i poveri straccioni diseredati dell'avellinese, mentre imperversava la fame fascista. La chiesa di Avellino fu curata, successivamente, dal pastore Vincenzo Veneziano (che fu strumento nelle mani di Dio della conversione del sottoscritto, quando curava la chiesa di Bisaccia). Nel dopoguerra la chiesa avellinese venne curata dal pastore battista Benito Marzano, coordinato dal fervido lavoro di evangelizzazione del geometra Apicella del Genio Civile. Non vogliamo dimenticare inoltre che la nostra generosa terra diede i natali al compianto notevole servitore di Dio, Manfredi Ronchi, nato nella vicina Solofra.

Siamo alle cose recenti del terremoto del 1980 con le sue laceranti devastazioni, che suscitarono pensieri ed energie operanti nei fratelli dell'Irpinia, per realizzare il Villaggio 23 Novembre, dovuto soprattutto all'impegno e al lavoro del fratello Prof. Tonino Casarella, ben coadiuvato dalla signora Bouchard della Federazione delle Chiese Evangeliche, per cui ora il Convegno ha un significato come base per ulteriori progressi e per la testimonianza cristiana ben articolata nelle varie forme concrete umane e civili.

Dal gruppo bisaccese, già potente chiesa stritolata dalle emigrazioni, vessillifero delle cose di Dio, giunga a voi l'appoggio morale e spirituale per il progresso e la preghiera fervida e costante per l'opera già felicemente iniziata.


"Il Dialogo - Periodico di Monteforte Irpino" - Direttore Responsabile: Giovanni Sarubbi

Registrazione Tribunale di Avellino n.337 del 5.3.1996